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Di Ishiguro Kazuo, autore di Quel che resta del giorno e Non Lasciarmi, ho sempre apprezzato la delicatezza, l'armonia e quell'aria malinconia e romantica che si respira all'interno delle sue opere. Ho sempre immaginato Ishiguro come la perfetta sintesi fra il decoro e la compostezza inglese, non posso non immaginarlo come un moderno Stevens (indimenticabile protagonista di Quel che resta del giorno), e la malinconia e la delicatezza tipica degli autori giapponesi.
Quando mi sono accostata a questo libro, quindi, attratta dal titolo e dalla presunta atmosfera che credevo di trovare, non pensavo di poter scoprire un nuova declinazione dell'atmosfera malinconica e romantica in quest'autore. In quest'opera, infatti, a mio modesto parere, non si trova quel senso di smarrimento, quella delicatezza e quella predisposizione romantica da "notturno" che nei romanzi di Ishiguro è onnipresente, ma qualcosa di diverso, di più profondo e insidioso.
Notturni. Storia di musica e crepuscolo è una raccolta di cinque racconti dove i protagonisti, tutti musicisti, sono accomunati dalla passione per la musica, ma anche dall'ossessione per il successo. Nei racconti, infatti, Ishiguro ci presenta artisti in erba e vecchie glorie che, nonostante la loro voglia di far "musica di qualità e fuori dal coro" sono ossessionati dalla brama di vedersi arrivati e dalla voglia di non esser dimenticati.
Ci sarà chi per il successo, infatti, rinuncerà agli affetti o chi ricorrerà alla chirurgia plastica per rendere il proprio aspetto più appetibile, oppure chi cercherà di gettarsi fra le braccia di chi può garantirgli il successo ed il tutto è raccontato con una lucida, ma non derealizzante analisi.
Il tema del notturno, infatti, non è qui presente nell'accezione di atmosfera malinconica e sognante, come ci si aspetterebbe da un autore come Ishiguro e da questo tipo di storie, ma come scenario. Nei racconti, infatti, sembra di intravedere quel che avviene nell'animo di un sognatore di notte.
Siamo stati tutti colti di notte da quell'ansia di fare, di voler concretizzare tutti i nostri sogni e di veder realizzati in breve tempo tutti i nostri desideri, dopo aver analizzato e valutato le scelte da fare per migliore il nostro percorso vita. Le idee e i progetti, in quell'attimo perfetti e apparentemente facili da realizzare, al mattino molto spesso si rivelano irrealizzabili e dettati da un eccessivo entusiasmo che spesso non è possibile mettere in pratica, ma il solo averci fantasticato ci carica e ci motiva.
Sembra quindi che Ishiguro abbia voluto catturare quell'attimo di meravigliosa follia ed analizzarlo. Qui non c'è spazio per il ripensamento, la rabbia e la frustrazione. I racconti sono brevi e molto spesso si sviluppano o in uno spazio limitato o nell'arco di una notte. L'apparente lucidità del sogno è quel che forse l'uomo ha più di prezioso ed è da lì che i più tenaci sono partiti, e alcuni sono arrivati alla meta, ed è lì che molti si fermano, si scoraggiano e iniziano a disilludersi. Ishiguro lascia un velo di mistero sul futuro dei suoi personaggi. Non sapremo mai se sono arrivati, ma quel conta e averlo sognato e, in alcuni, aver iniziato ad intraprendere il cammino.
Spero che questa piccola, e forse delirante recensione, vi possa essere in qualche modo di aiuto.
Diana
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