Recensione di Emanuela D’Alessio
Un privilegio, però, sempre più spesso ostentato e quasi imposto a quei lettori che si affidano entusiasti alle nuove pagine di un autore, desiderosi di trovare sollievo, ispirazione, un’altra occasione per riflettere o semplicemente per sospendere la propria tribolazione quotidiana. Questa fiducia assoluta, pari solo a quella di un bambino per il mondo ancora sconosciuto, è priva di filtri e protezioni, e infine sottovalutata, forse tradita.
È questa la sensazione provocata da Notturno, l’ultimo libro di Helen Humphreys (tradotto dall’autore di Sparire Fabio Viola) dedicato alla morte del giovane fratello, pianista di grande talento, uomo generoso e inquieto, ucciso a quarantacinque anni da un cancro al pancreas. La scrittrice canadese ha deciso di raccontarsi e raccontarci che cosa è accaduto prima, dopo, durante gli ultimi mesi di vita di Martin, rendendo pubblica una sofferenza privata, esibendo senza veli e senza filtri il proprio dolore.
Milioni di persone combattono ogni giorno con la morte, sia con la propria e quindi destinati al fallimento, sia con quella delle persone che amano e quindi costretti a ricercare un nuovo modo di sopravvivenza, ma sono pochi quelli che possono permettersi di dare a un evento della vita quotidiana come la morte del proprio fratello uno spessore letterario.
E qui allora torna la solita domanda su che cosa sia letteratura. Restituire originalità e dignità alla “normalità” della morte? Trasformare un’esperienza personale in evento universale? Morire di cancro non è un fatto straordinario, come non lo è il dolore assoluto, denso e ineliminabile di chi resta e deve fare i conti con la vita interrotta e svuotata. Eppure libri come Notturno sembrano avere l’ambizione di smentire tale certezza. Ambizione che risulta inopportuna e ingiustificata, che provoca più distacco che empatia, perché ci si rende conto che lo scrittore non sta pensando ai lettori ma solo a sé stesso: cerca sollievo a una pena intollerabile attraverso il privilegio della letteratura.
«Subito dopo la tua morte ho provato a scrivere, ma mi sembrava che non ci fosse nulla da dire. Tuttavia sono sempre stata una scrittrice e come per gli atleti con la memoria muscolare, alla mia memoria scrittoria è difficile mettere un freno, anche quando a mancare è la motivazione. Non avevo niente da dire, nessuna storia da raccontare».
La Humphreys ha deciso di scrivere Notturno per il fratello scomparso, per assecondare un sogno dove lui le chiedeva di raccontargli che cosa fosse successo dopo la sua morte. Per Emanuele Tonon Luce prima (Isbn, 2011) è stato un canto d’amore per «la mia mamma piccola e povera che ha attraversato questo mondo con poche parole e una ridda di gesti di dedizione, sacrificio e tenerezza. Un canto che ho voluto far diventare letteratura».
E anche Backstage, l’ultimo libro di Gilberto Severini (Playground, 2013), si inserisce tra quelle opere scritte per risolvere un empasse. «Solo appunti – lo definisce lo scrittore marchigiano – niente di più, il dietro le quinte di uno spettacolo che non va in scena». Un fallimento, dopo aver deciso a tavolino con l’editore un testo sulla condizione di orfani.
Tre esempi recenti di autori assai diversi e distanti per stile, cultura e origini, ma accomunati dal medesimo esercizio di un privilegio. Tre esempi di come la letteratura diventi pretesto per ripiegarsi su sé stessi alla ricerca di una purificazione, avviare un processo di catarsi che li conduca al di là dell’ostacolo, occasione per rivisitare la propria vita invece di offrire un’altra visione del mondo. Letteratura come ausilio psicologico anziché strumento di espressione creativa.
Nota sull’autore
Helen Humphreys, nata a Londra nel 1961, è scrittrice e poetessa canadese. Nel 1997 il suo romanzo Leaving Earth ha vinto il prestigioso premio letterario City of Toronto Book Award. Il suo secondo romanzo Afterimage è stato segnalato fra i dieci romanzi più significativi dell’anno da «The New York Times» e ha vinto il Rogers Writers’ Trust Fiction Prize. Il giardino perduto (2002) è stato selezionato dal Canadian Broadcasting Corporation (CBC) e dal Canada Reads Selection e il suo ultimo romanzo, Coventry (2008), è stato diverse settimane ai vertici delle classifiche canadesi. Nel 2009 Helen Humphreys ha vinto il prestigioso l’Harbourfront Festival Prize. Di Helen Humphreys Playground ha già pubblicato Cani selvaggi (2007), Il giardino perduto (2009), Coventry (2010) e La verità, soltanto la verità (2011).
Per approfondire
Di Helen Humphreys la nostra doppia recensione di La verità, soltanto la verità
La nostra intervista a Emanuele Tonon
Notturno – Helen Humphreys
Traduzione di Fabio Viola
Playground, 2013
pp. 185, 15,00 €