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Petrosa per l’ignota
simula per la nota, voce
che sempre scoglio
od insula tramuore.
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(assolo)
Credenza dei clarini,
erosione dei tocchi
d’ossidiana.
Solerte elevandosi ai gelsi
proruppe in scale ai dirupi,
con quale dimestichezza l’efebo
delle sue argille.
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(castrum)
Provvisto di torri, cammini di ronda e posterule,
l’abitato consiste d’una corte lastricata,
siccome baldacchino vi è coperto un vano,
con un piccolo altare per il sacrificio…
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(tua voce)
Se d’un virile sgomento
ciba la corda l’arco lo stromento,
strazia la gola
dissecca la favella.
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(altr’ove)
Con l’orecchio al mercato levantino
risuona emporio, dove echeggia
accadico, alibi della radice,
dell’amara pastura dell’agire.
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(mito del vallone)
Nullo consorzio, il mutilo signore dei cippi
dimentica il legno del ponte, la sorgente
delle felci e il serro dell’origano.
Qui non s’arrende il disertore Diego.
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(scritturale degli ori)
Celletta del monaco
Orfeo, ivi s’aggruma
melico il candore
del corpo lasso,
della parola offesa,
passione per tortora e sparviero -
o pertinenza alla catena buia.
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(minor Minoxes)
Il frutto lasso della dama,
dedalo del mugghiare,
raspa col corno
un talamo di pietra.
Torto alla traccia, all’arte
del solstizio, scopre
nel pugno
la chiave rugginosa.
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(per verba)
Sfrigolio della passione ustoria,
si scherma dallo specchio, copre
ogni acqua – è serpe di Laconia,
magistero del taglio nell’icona.