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Due Paesi diversi ma su molti versanti simili, un ponte interattivo tra Portogallo e Italia: Lilly’s Lifestyle e Alvufashionstyle si incontreranno ogni mese in un caffè virtuale per conversare sulle socio-dinamiche della moda. Questo spazio virtuale sarà disponibile mensilmente su entrambi i blog e si potrà partecipare commentando negli spazi sottostanti.
“Barbie, Barbie, let’s go party” il motivetto che ha accompagnato l’ultima sfilata di Moschino firmata Jeremy Scott è anche il tema su cui abbiamo discusso oggi io e Alvuela davanti al nostro fumante caffè.
Sedetevi comodamente sui miei divani virtuali e buona lettura!
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Alvu: Ciao Lilly, oggi si parla di Barbie! La fashion doll più conosciuta al mondo! Che ne pensi di questo argomento?
Lilly: Ciao Alvu. Lo trovo attualissimo ed interessante da molti punti di vista e non solo perché si commemorano i 55 anni della bambola più acquistata al mondo. Barbie è sempre stata un sogno per le bambine e un modello per molte. Moschino in passerella l’ha fatta diventare l’icona/musa ispiratrice della sua ultima sfilata. A te è piaciuta?
A: Bè diciamo che è stata per me un tuffo nei ricordi d’infanzia e mi ha piacevolmente stupita. Di solito, siamo stereotipati all’idea di Barbie come modello di donna “bionda e stupida”, ma credo che questo sia solo dettato dall’invidia e dalla superficialità sociale. Barbie per me non identifica alcun modello, ma solo l’aspirazione, l’ambizione femminile, non giuliva, di intraprendere un percorso professionale e di arrivare al successo. In tutto questo non ci vedo nulla di male! Tuttavia quando leggo notizie tipo quella di Valeria Lukyanova, una ragazza ucraina di 21 anni che si è sottoposta ad infiniti interventi chirurgici e speso quasi un milione di euro per assumere lo stesso identico aspetto di Barbie, certo che rimango sconcertata… Purtroppo i casi limite esistono!
Valeria Lukyanova
L: Si, ricordo benissimo il caso da te citato, lo avevo anche condiviso sulla mia pagina facebook. Credo che ognuno sia libero di fare ciò che vuole del proprio corpo, ma allo stesso tempo temo di quello che i media e la società dei media sta facendo ai giovani, una sorta di lavaggio del cervello. Non dimentichiamo la polemica sulla Barbie scatenata dai nutrizionisti, le Femen e soprattutto i genitori di ragazzine sempre più filiformi. L’artista statunitense Nickolay Lamm ha addirittura creato Lammily, l’anti-Barbie, la bambola dalle proporzioni realistiche.
Mi chiedo: una bambola può avere tutto questo potere? O per meglio dire, abbiamo dato tutto questo potere ad un corpo di plastica? Un Fantastic Plastic World come lo ha definito Moschino.
A: Lilly purtroppo credo che il problema della fisicità filiforme della bambola, non sta nelle proporzioni plasmate dalla plastica, bensì è un fattore psicologico, di non riuscire ad accettare il proprio corpo, con le imperfezioni naturali. La generazione anni ‘80 è cresciuta giocando con la Barbie eppure non tutte, abbiamo subito questa influenza. Credo invece che per comprendere alcuni meccanismi, bisognerebbe indagare a fondo e risalire a monte del problema. Per la strada, molto spesso, si incontrano “Vamp” esageratamente agghindate come alberi di Natale ma ciò che non sopporto, non è tanto l’aspetto ma il loro atteggiamento: bionde, more o rosse, non ha alcuna importanza, mi infastidisce l’ammiccare, la risata isterica, lo spropositato e volgare modo di essere e di cercare di apparire a tutti i costi. E’ ovviamente sintomo di insicurezza, quello di voler “interpretare” il ruolo di protagonista e di voler essere sempre al centro dell’attenzione, puntando più sulla bellezza che all’intelligenza. Di certo, questa società, per molti aspetti, risulta ancorata ad alcuni vecchi stereotipi e che alcuni ruoli debbano essere appannaggio dell’uomo e non della donna, non trovi Lilly?
L: Si, concordo con la tua analisi, ma, il non accettarsi, l’insicurezza, il voler apparire a tutti i costi sono solo reazioni a problematiche sociali più profonde. Se oggi, ci sono molte donne che non si accettano è perché abbiamo dettato dei canoni – quasi – universali del concetto di bellezza o di come dovremmo apparire. Se ci fossimo mantenuti sui canoni di bellezza del Botticelli avremmo avuto donne magre che avrebbero cercato a tutti i costi di farsi spuntare le curve. È un circolo vizioso.
A: Sono d’accordo ma sono i media e sicuramente le case di moda ad aver dettato legge sulle misure. La sfilata di Jeremy Scott del brand Moschino, secondo me, ha un’altra chiave di lettura, infatti, Scott si è ispirato alla Barbie, idolatrandola ma la sfilata è stata un “tuffo nel passato” con un pizzico di malinconia agli spensierati anni ‘80, che hanno segnato il boom delle vendite della bambola, conferendole il ruolo di icona glamour.
Il Rosa Mattel è entrato con estremo successo nella palette dei colori insieme alle accattivanti e sgargianti cromie. Di certo, quegli anni non vengono ricordati per l’eleganza ma per la stravaganza degli ampi volumi, gonfiati esageratamente dalle inusuali e sproporzionate spalline con le borchie e dalle appariscenti chiome ricce con frange a “mo’ di cannolo”(Ahaha).
L: hahahhahahah scusa ma “a mo’ di cannolo” è geniale. Io sinceramente non ho apprezzato quest’ultima collezione Moschino, non a causa della Barbie o del color Mattel, che non amo particolarmente, ma perché vorrei proprio vedere quante persone che hanno assistito alla sfilata riescano a parlare dei capi, dei tessuti, delle cuciture o degli accessori. La sfilata è stata uno spettacolo, una performing act, ma la moda e le tendenze per la prossima stagione? Se ne potrà parlare rifacendoci alla sfilata firmata Scott?
A: Qui in Italia spopola lo stile POP e sicuramente la tendenza è quella degli anni ’80. Al Mipel e durante la Milan Fashion Week sono stati protagonisti delle passerelle. Per non parlare di maison come Balmain che ha proposto il Mondrianismo, Baldinini lo psichedelico, Moschino appunto la Barbie, Furla il Neo- Pop. Ogni brand ha rivisitato in chiave moderna e contemporanea il meglio di quegli anni… Lilly, hai qualche ricordo fashion di quegli anni?
L: Sinceramente non ricordo molto degli anni 80 anche perché è l’anno in cui sono nata, ricordo l’inizio dei 90 con gli orribili “pantacollant” che oggi fa figo chiamare “leggins“. Ricordo sicuramente la pop music e i video che all’epoca dettavano tendenza di stile, soprattutto quella londinese. Oggi sicuramente non è lo stile che prediligo e sicuramente non sarà quello che mi definirà nella prossima stagione.
A: Comunque, ritornando alla vita di Barbie: spensierata, senza alcun problema di salute, tanto successo, una bella automobile, una casa a cinque piani, tante amiche… Ma Ken e l’amore? Quale posto occupano? Barbie, secondo te, è veramente felice?
L: Se mi consenti la provocazione, ti risponderei che basta vedere gli scatti della fotografa canadese Dina Goldstein, del progetto ‘In the dollhouse‘, che ironizza sul mondo felice e “rosa” di Barbie. La felicità comunque io non la cercherei nella moda, o nel mondo falso e plastico di una bambola. La vita non è tutta rosa coma la si vuol dipingere, ma il bello sta proprio nelle sue sfumature di colore.
A: E come non essere d’accordo con te!! Lilly, grazie per questo caffè e per la chiacchierata! I rapporti veri, sinceri, fortunatamente esistono ancora! Chissà se anche i nostri lettori condividono il nostro punto di vista? L: Spero che lo scopriremo presto. Grazie a te per questa ispirante pausa caffè, sempre ricca di spunti interessanti. A presto cara, al nostro prossimo caffè. A: Ciao Lilly! E’ sempre un piacere!
Vi aspetto numerosi per aprire un dibattito qui in bacheca. I temi sono stati molti: la Barbie come icona di bellezza, il problema dell’anoressia, i modelli sociali, Barbie in passerella, gli anni 80 come nuova tendenza, ecc…
Avete perso i primi Caffè con Lilly e Alvu…? Potete ritrovarli QUI.