Magazine Cinema
Da vedere
Gli abbracci spezzati di Pedro Almodòvar con Penelope Cruz ***Almodòvar è Almòdovar, non c’è che dire. Con lui anche la storia più banale porta con sé una poesia e una leggerezza che pochi altri registi possono dire di riuscire a veicolare. Tuttavia quest’ultima prova, sicuramente da vedere, non riesce a toccare le vette di Volver. P.s. Penelope Cruz si conferma come una delle attrici più credibili a livello mondiale.
La papessa di Sönke Wortmann con Johanna Wokalek, John Goodmann
**1/2 Questo film forma un dittico con Agora. Insieme, costituiscono sono una sorta di risarcimento nei confronti di quelle donne – realmente esistite e non – che hanno rivendicato un ruolo attivo e miglior dignità per il loro sesso in una società fallocentrica. Tutto sommato il film è onesto dato che si propone di narrare una leggenda senza avere la pretesa di passare alla storia come una ricostruzione storica. I pregi sono sicuramente la fotografia e l’interpretazione di Johanna Wokalek (non a caso viene da una lunga gavetta teatrale). I difetti, la storia d’amore assolutamente irreale per quel tempo e un’eccessiva approssimazione nella narrazione degli avvenimenti salienti della vita di Giovanna, la leggendaria donna inglese che, dopo numerose traversie, riuscì a regnare sulla Chiesa tra l’853 e l’855.
Urlo (Howl) di Rob Epstein e Jeffrey Friedman con James Franco **1/2 Il film si sviluppa su tre piani che si intersecano tra loro. Il primo riguarda la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il poema Urlo di Allen Ginsberg nel 1955. Il secondo ripropone un’intervista in cui Franco/Ginsberg parla della sua poetica e della sua filosofia di vita. Il terzo è, invece, la trasposizione in immagini animate del contenuto del poema declamato dalla voce di Franco/Ginsberg alla Six Gallery di San Francisco. L’operazione riesce a metà. Il film infatti, benché sia valorizzato dall’interpretazione di Franco, risulta a tratti noioso per colpa della ripetitività con la quale il montaggio propone e ripropone le sequenze animate (peraltro non gradevoli alla vista) che hanno la pretesa di rendere comprensibile il poema. Operazione tanto azzardata e inutile quanto poco riuscita.
Gli amori folli di Alain Resnais con Sabine Azéma, André Dussolier, Emmanuelle Devos **1/2 La mano del maestro c’è e si vede. La tecnica registica è praticamente perfetta. Il film risulta dunque molto gradevole alla vista. Gradevole è anche la storia, che fino ad un quarto d’ora dalla fine si caratterizza per avere quel pizzico di follia e di brio che sarebbero sufficienti per decretare quest’opera come una delle più interessanti del momento. Moderno, cerebrale ma… incompiuto. Proprio per colpa di quel quarto d’ora finale.
Bocciati
The Box di Richard Kelly con Cameron Diaz, James Marsden, Frank Langella *1/2Un misto tra Donnie Darko – per quel che riguarda la tecnica registica ed il morboso interesse per le stranezze scientifiche – e Ultimatum alla terra – storia e sceneggiatura, soprattutto nella seconda parte. L’idea di partenza è buona: ad una giovane coppia viene recapitata una scatola con un bottone. Se il bottone verrà schiacciato una persona nel mondo morirà ma chi lo ha schiacciato guadagnerà un milione di dollari (siamo alla fine degli anni Settanta). Che fare? Dopo esserselo chiesto Norma (Cameron Diaz) e Arthur Lewis (James Marsden)… Peccato che poi il film sconfini nella fantozziana "cagata pazzesca". Alquanto deludente.
30 giorni di buio II di Ben Ketai con Kiele Sanchez * Avete presente il primo capitolo? Per intenderci quello del 2007 con Josh Hartnett. Ecco, questo film non ne è nemmeno il lontano parente. Imbarazzante. Se non lo guarderete avrete guadagnato novanta minuti della vostra vita.
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