Santoro divorzia dalla Rai, “divorzio consensuale” titolano i giornali, sollievo per la Rai si direbbe dato il tfr milionario che lubrifica l’uscita di scena di Annozero. Il 31 maggio si divorzia in massa da Facebook: il Quit Facebook day è organizzato su Twitter da due utenti scontenti del social network più impiccione di tutti per chiedere più privacy nell’uso dei dati personali. Mah. E ha il sapore di un divorzio dal proprio elettorato, mi scuseranno i pensatori più fini, la mossa di Tremonti che inasprisce la caccia agli evasori; lo fa varando un redditometro che tiene conto di vacanze, centri benessere, minicar e scuole private, proprio come si contano i beni del coniuge, quando si divorzia nel modo più conflittuale.
Divorzi, divorzi, divorzi, e allora perchè la parola del giorno è nozze? Perchè intanto un matrimonio su tre finisce davanti al giudice; ma soprattutto perchè c’è una notizia che a me sembra importante ma – sbaglio? – non la trovo su nessun quotidiano, nè di ieri nè di oggi. Il presidente cattolicissimo e conservatorissimo del Portogallo, Anibal Cavaco Da Silva, all’indomani di una visita – questa sì ha avuto molta risonanza – del Papa a Fatima, è costretto a capitolare davanti al suo Parlamento, che ribalterebbe anche un suo nuovo veto: firmerà oggi la legge sui matrimoni gay. E così le nazioni europee dove è permesso sono sei, ovviamente non c’è l’Italia.
Non c’è nemmeno l’Austria, anche se proprio dalla Chiesa di Vienna arriva un nuovo strappo con il nostro pontefice tridentino: ieri i vescovi austriaci hanno costituito una commissione per discutere della situazione dei separati con il mandato di inviare a Roma proposte concrete per consentire la comunione a chi ha contratto civilmente nuove nozze. Lo dice La Stampa (l’articolo non è ancora online), ma dai blog arrivano smentite. Vedremo. Intanto per una volta l’Italia è un po’ all’avanguardia: da noi i divorziati la comunione la ricevono già. Ok, non proprio tutti: Uno, però, sì.