Nei gruppi esperienziali di crescita di SessualMente 2.0, spesso i partecipanti, e più gli uomini che le donne, hanno difficoltà a spogliarsi dei loro abiti, ma una volta superato l’imbarazzo del primo momento da nudi, la loro percezione soggettiva cambia. Il corpo si ricorda molto facilmente della sua naturalezza di essere sempre nudo, e spesso il momento d rivestirsi crea l’ulteriore disagio. Diventa un atto psicomagico, al modo di Jodorowsky, che tra l’altro ho avuto il piacere di conoscere.
Se trasformi questa identificazione corpo=corpo nudo in corpo=corpo al di là di come si manifesta, avrai fatto il primo importante passo per smontare un condizionamento molto profondo che impedisce di sentire il corpo con naturalezza, come strumento preziosissimo di manifestazione, nella realtà fisica, della tua coscienza. Questo perché ti hanno condizionato a questa identificazione corpo=corpo nudo= vergogna= colpa. La tua mente ti proporrà direttamente l’identificazione corpo=vergogna/colpa senza neanche chiederti perché.
Nel 2009, in cui ho lanciato la campagna “nuda contro la pornografia”, mettendomi personalmente in gioco, e che ha avuto risonanza internazionale: “Per le religioni patriarcali che si basano sulla Bibbia è talmente ossessiva l’attenzione sul coprire le nudità e sul non riconoscere la sessualità come parte di un Amore divino, universale o che dir si voglia che, nella Genesi, la cosiddetta cacciata dal paradiso terrestre è espressa con la frase: “si avvidero che erano nudi ed ebbero vergogna…. Io questa vergogna l'ho abbandonata da molto tempo, e questa pulizia nel rapporto con il proprio e l'altrui corpo é una delle cose che trasmetto nei miei seminari...” Questa campagna era nata dalla constatazione che proprio la pornografia è una grande nemica dello stare semplicemente e naturalmente nudi.
Quando parliamo del corpo, non dovrebbe essere necessario specificare che ci riferiamo al corpo nudo. Farlo, esprime condizionamenti e giudizi che allontanano dalla possibilità di poterlo amare, curare, tenerlo in forma con rispetto e fierezza, così com’è. Quando ci riferiamo al nostro stesso corpo, invece quasi sempre la mente ci propone un’idea astratta, come parlare del tempo atmosferico.
Quando il nostro corpo si "guasterà" non avremo più possibilità di fare esperienza in questa dimensione fisica, quindi vale proprio la pena recuperare il senso della sua preziosità! Dal punto di vista dei condizionamenti sociali, quando siamo nudi le identificazioni sociali e culturali scompaiono quasi del tutto. Rimangono molti meno elementi per costruire mentalmente un’idea ad esempio dell’occupazione e del “tenore di vita” delle persone. Tranne per alcuni elementi (es. mani più o meno ruvide e callose, muscoli più o meno sviluppati, pelle più o meno abbronzata dal sole o più o meno curata, cicatrici) che possono farci dedurre qualcosa sulla storia della persona, per il resto siamo tutti uguali. Questo può far sperimentare maggiore libertà e una sensazione piacevole di agio, eliminando quel meccanismo malsano della mente del “dover dimostrare”, dell’identificazione con l’immagine esteriore di noi che è una delle cause per cui si perde il contatto con ciò che si è interiormente, per se stessi.
Ti suggerisco di sperimentare, se non lo fai già, cosa puoi provare attraverso la consapevolezza di essere dentro il corpo “nudo”. Che effetto fa “portare in giro” il tuo corpo nudo sotto gli abiti? Se la mente ti propone sensazioni di disagio, sposta subito l’attenzione nel piacere di sentire il corpo e tutta la pelle libera di respirare, di ricevere i raggi del sole, di sentire la carezza del vento, la differenza reale tra caldo e freddo, libera di muoversi.
Nella stagione estiva, ogni volta che posso, preferisco scegliere spiagge in cui è permesso stare nuda. In alcuni luoghi, osservando le altre persone attorno a me, ho però spesso la sensazione di trovarmi in un ghetto che si è creato i suoi cliché. Ossia, molte persone sostituiscono certi tipi di comportamenti e abiti sociali con altri in cui il corpo nudo è vissuto come un altro tipo di schema, ancora schiavi di meccanismi che inducono a seguire ciecamente alcuni modelli oppure a contrastarli, ostentando atteggiamenti diametralmente opposti. Quando questo accade la persona si toglie anche la possibilità di cambiare punto di vista, adagiandosi nell’illusione che sia già cambiato. L’illusione di essere cambiati è uguale a sonno della coscienza, più o meno consapevole…