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NUDOTolgo le mie maschere in Rete perché credo possa esse...

Da Andrea_cusati

NUDO


Tolgo le mie maschere in Rete perché credo possa essere utili anche a qualcun altro condividere le mie esperienze, il mio vissuto

Foto che mi ritrae fino al petto nudo, spicca il tatuaggio di due maschere teatrali sul mio petto a destra

Io a nudo.

Quando creai questo blog decisi di raccontare me stesso spogliandomi, velo dopo velo, di tutte le vesti che ognuno di noi mette su di sé per nascondere la propria essenza.
Corazze su armature per difendere qualcosa dentro di noi.
La prima volta che ho visto quante maschere mettevo davanti a me stesso ci rimasi male, io che da tempo dicevo che "sono così come mi vedi".
Non vi dico le prime volte che davanti a qualcuno ho scelto, per stare bene e migliorarmi, di privarmi di queste maschere ed esporre Andrea in tutta la sua normalità.
Le prime volte è stato come strapparsi di dosso dei vestiti cuciti insieme alla pelle, il dolore interno e lo sforzo sono stati enormi.
Le prime volte mi sono sentito davvero nudo come un verme davanti a tutti e non è stato piacevole all'inizio, poi sono stato da Dio e ogni volta che è capitato ho aggiunto un tassello alla mia crescita personale.
Oggi mi riesce più facile farlo e farlo più spesso, anche se non sempre riesco a farlo, se non altro non è più doloroso come le prime volte.
CHI SONO DAVVERO?

Questa è una delle tante domande, apparentemente senza risposta, che mi sono spesso posto nella vita.

Per molto tempo mi sono convinto del fatto che neanche io mi sarei mai conosciuto nel profondo, nemmeno esalando l'ultimo respiro (presumendo ovviamente che questo sarebbe avvenuto in età molto avanzata).
In questi ultimi mesi ho invece avuto il piacere di conoscere Andrea e sempre più spesso vivo la mia vita come Andrea.
E' come se il corpo fosse uno strumento che utilizzo per vivere e la mia essenza fosse l'energia che lo anima.
Il fatto di sentire che il mio corpo è ANIMATO da quella energia mi fa credere che quella energia sia la mia ANIMA, appunto.
A oggi la spiritualità in cui credo è questa: un'energia che anima il mio corpo che è poi l'essenza di Andrea, cioè è Andrea!
Il garantire più possibile una fluidità equilibrata di questa energia nel mio corpo è diventato il mio senso della vita.
Se io sto bene aiuto a stare bene e faccio stare bene le forme di vita che mi circondano.
E' un pò come un ruscello di montagna il cui corso naturale viene ostacolato in qualche punto da sassi e sterpaglie che fanno deviare l'acqua a scavare dove non dovrebbe col rischio di rovinare la montagna.

QUANTO E' BELLO STARE BENE!

Come nel dolore interno credo che anche nello stare bene interno noi esseri umani ci possiamo capire, riconoscere e ritrovare, perché non penso possibile che mai, neanche per un secondo della nostra vita, non siamo stati bene un pò tutti.

Quando sto bene tutto va in armonia e mi sento portentoso, capace di fare tutto e di resistere a tutte le avversità della vita.
Quando sto male il tempo rallenta e mi sento svuotato, apatico, debole, solo, inconsistente, finito.

"Tempo, quando stai bene lui va via come un lampo, quando ti annoi un attimo sembra eterno e il paradiso può diventare inferno."

                                      
                               (dal testo della canzone "Tempo" di Jovanotti)

L'ABITUDINE E' DURA A MORIRE

Per quanto stia studiando e per quanto lavori ogni giorno dentro di me per un utilizzo più utile del mio pensiero, diverse volte ricado nell'abitudine di ragionare come mi hanno insegnato e come per 35 anni ho istintivamente pensato fosse giusto fare.

In quei momenti in cui ricado nell'abitudine è dura comprendere cosa accade in me, la confusione è enorme e cerco il capro espiatorio su cui scagliare la colpa dei miei mali.
In quella situazione non identificarmi con le mie parti è ancora più arduo.
Un insieme di parti da amalgamare per il mio benessere personale, questo sono.
Chi l'avrebbe detto.
Certamente non è una verità assoluta ma è la cosa con più senso che abbia mai sentito.
Pensarla così mi fa quadrare i conti e quando riesco a comunicare con le mie parti il risultato è spesso sorprendente, il miracolo si compie e il benessere è istantaneo come mai avrei creduto possibile.

PERIODO NO

Ultimamente ho passato un periodo di difficoltà interiore durato una settimana abbondante.

Ricoverata e operata mia madre per un tumore abbastanza grave, un altro parente che ha cominciato a ricorrere a uno psichiatra (che non gli risolverà un cazzo ma gli causerà altri problemi), un amico finito in ospedale con un anticorpo impazzito che gli distruggeva i globuli rossi, una cara amica che mi ha raccontato che al padre hanno dato meno di un anno di vita per un tumore, il trasloco che sto organizzando, le utenze che fanno tribulare sia all'attivazione che alla disattivazione, le incomprensioni con le persone che mi stanno intorno e tutti i piccoli e grandi impegni di ogni giorno.
A volte mi è venuta davvero voglia di chiudere con tutto e scappare su un pianeta deserto lontano anni luce dalla Terra con i miei tre gattini e la moglie.
Non avendo un'astronave a disposizione ho concluso che qui devo vivere e ho due modi per farlo: viverci male o viverci bene.
Tra le due possibilità la scelta è semplicissima, quello che è meno semplice è mettere in pratica la scelta effettuata.

FARE SENZA CAPIRE RAZIONALMENTE

All'inizio di tutto questo mio cambiamento interiore e di questa crescita personale, man mano che assimilavo concetti nuovi da attuare in reazione al dolore, una delle cose che è stata più complicata per me capire (e che ancora ora nella mia testa non è così chiara) è la regola del FARE SENZA CAPIRE.

L'impressione è che in quel momento l'emisfero destro del cervello (parte dove risiede l'inconscio) prende il comando e mette in atto un meccanismo che l'emisfero sinistro (parte dove risiede il conscio e il razionale) attiva ma di cui poi perde la percezione.
In pratica faccio qualcosa senza capirla o capisco senza capire se vi può sembrare più azzeccato.
Difficile da spiegare, ma è come se il metodo che metto in pratica partisse dall'emisfero razionale e poi passasse all'emisfero inconscio che mette in pratica il metodo.
Cerco di rendere più chiaro il discorso con un esempio che di solito molti comprendono poiché lo hanno vissuto direttamente: è come la prima volta che ci siamo seduti su un'automobile a scuola guida o con qualcuno che ci ha fatto provare a guidare. Inizialmente c'è tensione, a volte paura, a volte ansia e via dicendo. Tante cose da imparare (la leva del cambio, il volante, le frecce, le luci, le spie, i tre pedali, ecc.), sembra ti abbiano messo in mano un aereo. Le prime guide sei super attento a tutto e vai bene (a meno che uno stato emotivo eccessivo ci faccia fare errori particolari), poi quando guidi già da qualche mese non ci pensi neanche più. Lo fai e basta. A volte chiacchieri alla guida, a volte mandi un sms tenendo il volante con le ginocchia, a volte pensi ai fatti tuoi e quando raggiungi la meta ti chiedi stupito: "sono già arrivato!?"

TORNANDO AL MIO PERIODO NO

Nel periodo di mia difficoltà personale, di cui accennavo prima, ho riflettuto molto e forse rimuginato anche troppo, ma la domanda che ho trovato utile pormi costantemente è stata: cosa succede in me?

Senz'altro c'erano situazioni di preoccupazione fuori da me che non ho potuto e voluto ignorare, c'è anche da dire che se avessi passato un periodo del genere non più tardi di otto-nove mesi fa avrei dato i numeri non poco, quindi il nostro equilibrio psichico fa la differenza in qualsiasi situazione.
Il punto però era che mi sentivo a disagio dentro di me da giorni e questo non era per me né piacevole né normale.
Ho parlato con me stesso, sono stato ad ascoltarmi, ho tentato diversi approcci e andava benino ma non bene.
Sono arrivato a star male fisicamente, niente di grave intendiamoci: un raffreddamento con mal di testa, raffreddore, dissenteria e febbre durato una giornata.
Alla fine ciò che ho compreso è che ho ancora una forte emersione dentro di me di un senso di colpa e un senso di inadeguatezza latenti, cui a volte si aggiungono più in sottofondo un senso di invisibilità e un senso di abbandono.
Tutte queste emozioni spiacevoli fanno emergere le mie parti forti (ossia i mie comportamenti abitudinari) che fatico a volte a riconoscere e a gestire.

Piano piano Andrea, un mattone alla volta e faremo anche questa casa.

Datti tempo.

Post correlati:

- L'emersione delle parti forti

- L'interpretazione del dolore 

- Il mondo interno

                     Scritto da Andrea Cusati lunedì, 6 maggio, 2013


               
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