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NULLA
(da Congedi – Viatico in undici stazioni)
La gola delicata trema delle parole che s’avvitano
Come convolvoli alla tua fronte lunata.
Con te – dici – con te oltre le vette.
Niente più conta. Di tutto il resto
– e gli porgi la mano.
Quando sei uscita dalla tua casa che guarda il mare
Tacendo la tempesta del segreto - il cuore un lago inquieto –
Era per sempre. Non saresti tornata.
- Sali sulla mia nave – questo dice
Con un sorriso irrequieto a cui sei cieca.
E tu salisti. Per volare oltre te stessa
Per adattare il mondo alla sua sorte
Che diviene la tua contro la morte.
La morte t’è sbocciata tra le mani
Pervasa dal languore dell’assenzio
Che fu l’assenza dell’una parola mai détta.
Dètta dentro il tuo spazio limitato
Da cortei virginali di promesse
La legge degli opposti – la sinergia
Di feroci dolcezze che lambiscono il corpo
Con lingua di predone. Come radici malate
Fitte nelle midolla.
Umidore e rossore – rivoli come serpi
Sanguigne sulla pelle a fiotti da voragini
Slabbrate urlanti erompono in sorgenti.
Via se ne fugge la vita verso cui sei fuggita
Resta sulle sue mani ormai svuotate
L’odore del tuo sangue.
FRANCESCA DIANO
(C) Francesca Diano 2012