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Nuova Provincia, Vitali (Udc) chiede che i servizi ai cittadini siano al centro dell’attenzione: “Le categorie economiche e sindacali hanno mostrato una visuale ampia, la politica mostra i suoi limiti”. L’esempio di Cr-Forma

Creato il 04 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

In tema di riassetto delle province, si sta, a mio avviso, perdendo di vista il faro che ci dovrebbe guidare nelle nostre scelte. Ormai è praticamente certo che la nuova realtà territoriale (la cosiddetta Provincia del Po) sarà formata da Cremona, Mantova e Lodi. Il progetto rilanciato dal presidente della Provincia Salini, presentato a politici e categorie economiche, è ormai chiaro e delineato. Queste ultime si sono dimostrate compatte, condividendo sostanzialmente la proposta, sia in merito al ‘matrimonio’ con Lodi e Mantova, sia sulla centralità di Cremona che, come è ovvio, essendo il centro più popoloso, è naturale diventi capoluogo. E sia sulla necessità di non spezzettare la nostra provincia, argomento sul quale invece la politica mostra tutti i suoi limiti. Che risiedono nel tentativo di una parte della classe politica locale di salvaguardare il proprio bacino elettorale, perorando scelte che nessuna attinenza hanno con la realtà. Di seguitare a coltivare il proprio orticello, a scapito di una visione che deve essere più ampia, capace di contemperare le esigenze territoriale con quelle – più articolate e altrettanto fondamentali – inerenti alla riorganizzazione dei servizi. Insomma: bene unire le Province, ma pensiamo ai servizi per i cittadini. E ai riflessi sulle istituzioni, alla funzione ed al ruolo dei nuovi enti. Ad esempio del Cr-Forma, ente strumentale dotato di personalità giuridica della Provincia provinciale, retto da un consiglio di amministrazione, che gestisce i servizi pubblici locali di formazione professionale. Un’azienda speciale che potrebbe diventare un ente sovraprovinciale, o un istituto tout-court, senza cda.  Il riordino imposto dalla spending review ponga quindi al centro il cittadino il quale, da un’eventuale frammentazione, non avrebbe altro che disagi e ulteriori problemi. Ecco perché una strategia futura di sviluppo del territorio, dovrà avere un orizzonte più esteso, una visuale a 360° che – a differenza di una parte della classe politica – tutte le categorie economiche e sindacali hanno dimostrato di possedere.

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