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Nuova recensione Cineland. Pazze di me di F. Brizzi
Creato il 24 gennaio 2013 da L'Immagine Allo Specchio«E adesso, sono cazzi tuoi». Questa la frase che apre e chiude Pazze di me, il nuovo film di Fausto Brizzi in uscita proprio in questi giorni nelle sale italiane. Ed è questa la frase che ha segnato l’esistenza del giovane Andrea (il Solito Idiota Francesco Mandelli) sin da quando, bambino, se la sente rivolgere come un oscuro presagio dal padre (Flavio Insinna) scoperto nel bel mezzo della notte a scappare di casa. Non tarderà molto a scoprirne il significato Andrea, alle prese con una famiglia di sette donne impossibili: la madre (Loretta Goggi), soprannominata Sergente Hartman per il suo carattere burbero; la nonna, una ex professoressa di matematica ormai totalmente rimbambita; la badante Bogdana che, pretende di eseguire esclusivamente compiti consoni a una «dama di compagnia»; e infine le tre sorelle Beatrice, Veronica e Federica, che incarnano rispettivamente il prototipo dell’egocentrica perfettina, della femminista convinta, della svampita sbadata. Corona questo esercito di sole donne il cane, un bulldog femmina, manco a dirlo, arrivato in famiglia per puro caso.
Al centro di questo uragano di estrogeni si trova il povero Andrea che, vittima delle varie disavventure create dalle sue donne, cercherà di fare sopravvivere l’effimera storia d’amore con la dolce Giulia (Valeria Bilello), alla quale racconterà addirittura di essere orfano. E così, tra tradimenti e relazioni adultere, bagni in mare e convegni motivazionali stile “l’utero è mio e lo gestisco io", la vicenda si dipana senza troppe complicazioni, con battute simpatiche ma mai memorabili e alcune scene capaci di strappare il sorriso, come quella in cui Beatrice, reduce da abbandono sull’altare e conseguente attacco depressivo, canta Non son degno di te in una fontanella con una bottiglia d’acqua a mo’ di microfono, accompagnata da un gruppo di violinisti. Infine, l’emancipazione del protagonista resa possibile dall’obiettivo, riuscito, di redimere le sue donne.
Ne esce un film leggero, nel complesso gradevole, che ha il pregio di indurre lo spettatore a rilassarsi e scollegare il cervello, a patto che si assuma la benedetta logica del patto finzionale capace di rendere verosimili anche fatti impossibili a credersi. Solo così si può accettare il ruolo da latin lover cucito addosso a un Mandelli sottotono, e solo così si può passar sopra la stereotipizzazione dell’universo femminile, popolato da personaggi tanto insopportabili quanto acidi, nevrotici ed eccessivi nei loro difetti e debolezze. E’ certamente questo il maggior limite della sceneggiatura scritta a sei mani da Fausto Brizzi con l’inseparabile Marco Martani e Federica Bosco, ovvero aver creato un immaginario di macchiette senz’anima, che come burattini agiscono senza motivazioni profonde e senza legami con la realtà.
Voto: 2 su 5
(Film visionato il 21 gennaio 2013)
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