The
Canyons
di Paul Schrader
con Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk,
Tenille Houston
Thriller, 99 min., USA, 2013
Prima di cominciare con l’analisi
del film è bene ricordare una cosa: il film è stato realizzato con soli 250mila
dollari. Non 25milioni (costo di un film hollywoodiano di fascia medio-bassa).
Solo una combinazione di talento e spregiudicatezza può sopperire a una tale
mancanza di risorse.
Diretto da Paul Schrader e sceneggiato da Bret Easton
Ellis (i nomi dicono tutto, chi non li conosce si informi), il film è un
ritratto cinico e spietato della società contemporanea. Per essere più precisi,
The Canyons è un documento
socio-antropoligico dalle connotazioni catartiche (secondo l’accezione
aristotelica applicata alla tragedia greca). La narrazione è acida e
iperrealistica, i personaggi incarnano il “lato oscuro” della società che
tendiamo ad escludere dal nostro cono ottico benché sia ben vivo e presente,
forse più della sua controparte sana. I luoghi (le immagini dei cinema
abbandonati, gli interni freddi, i campi lunghissimi con le ville solitarie
delle colline di Hollywood) accentuano il senso di isolamento di una vita che è
sempre più connessa virtualmente a quella degli altri ma mai così distante. Non
è un caso che i personaggi le cui vicissitudini innervano la pellicola ci
vengono presentati attorno ad un tavolo in un locale dove vengono serviti
cocktail tutti uguali mentre comunicano tra loro a monosillabi perché incollati
ai propri smartphone touchscreen. Una vera a propria dipendenza dalle nuove
tecnologie che per la prima volta si fa costante all’interno di una narrazione cinematografica
andando quasi a scalzare altre “debolezze” come alcol, droga e pornografia. Elementi
comunque presenti in una storia di ricatti (economici e sessuali), giochi di
potere, omicidi e bugie che finisce per mettere a nudo le contraddizioni
proprie della nostra società, ma in modo inconsueto. Nel senso che qui non ci
sono buonismi né filtri, per un risultato che ci fa percepire la totale
indipendenza del processo creativo da qualsiasi regola della macchina produttiva
hollywoodiana. Ciò non vuol dire che il percorso non abbia presentato ostacoli.
Sono risapute le difficoltà con le quali Schrader e Ellis hanno dovuto fare i
conti, non ultimo il budget ridottissimo che li ha obbligati ad affidare le
parti principali a due outsider. Ma, in fin dei conti, il valore aggiunto
dell’opera, nonché lungimirante operazione pubblicitaria, è proprio
rappresentato dal fatto che James Deen e Lindsay Lohan si rivelano inaspettatamente
perfetti, sempre nella parte. Il primo con la sua faccia da bravo ragazzo, che
accentua l’atrocità dei ricatti e degli abusi che il suo personaggio perpetra. La
seconda con la sua fisicità che svela definitivamente, sul doppio piano della
realtà e della finzione cinematografica, come divismo e popolarità (amplificati
a dismisura da internet e social network) abbiano definitivamente sostituito
qualsiasi oggettivo valore culturale, etico ed estetico.
Voto: 4 su 5
(Film
visionato il 16 novembre 2013)
Magazine Cultura
The
Canyons
di Paul Schrader
con Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk,
Tenille Houston
Thriller, 99 min., USA, 2013
Prima di cominciare con l’analisi
del film è bene ricordare una cosa: il film è stato realizzato con soli 250mila
dollari. Non 25milioni (costo di un film hollywoodiano di fascia medio-bassa).
Solo una combinazione di talento e spregiudicatezza può sopperire a una tale
mancanza di risorse.
Diretto da Paul Schrader e sceneggiato da Bret Easton
Ellis (i nomi dicono tutto, chi non li conosce si informi), il film è un
ritratto cinico e spietato della società contemporanea. Per essere più precisi,
The Canyons è un documento
socio-antropoligico dalle connotazioni catartiche (secondo l’accezione
aristotelica applicata alla tragedia greca). La narrazione è acida e
iperrealistica, i personaggi incarnano il “lato oscuro” della società che
tendiamo ad escludere dal nostro cono ottico benché sia ben vivo e presente,
forse più della sua controparte sana. I luoghi (le immagini dei cinema
abbandonati, gli interni freddi, i campi lunghissimi con le ville solitarie
delle colline di Hollywood) accentuano il senso di isolamento di una vita che è
sempre più connessa virtualmente a quella degli altri ma mai così distante. Non
è un caso che i personaggi le cui vicissitudini innervano la pellicola ci
vengono presentati attorno ad un tavolo in un locale dove vengono serviti
cocktail tutti uguali mentre comunicano tra loro a monosillabi perché incollati
ai propri smartphone touchscreen. Una vera a propria dipendenza dalle nuove
tecnologie che per la prima volta si fa costante all’interno di una narrazione cinematografica
andando quasi a scalzare altre “debolezze” come alcol, droga e pornografia. Elementi
comunque presenti in una storia di ricatti (economici e sessuali), giochi di
potere, omicidi e bugie che finisce per mettere a nudo le contraddizioni
proprie della nostra società, ma in modo inconsueto. Nel senso che qui non ci
sono buonismi né filtri, per un risultato che ci fa percepire la totale
indipendenza del processo creativo da qualsiasi regola della macchina produttiva
hollywoodiana. Ciò non vuol dire che il percorso non abbia presentato ostacoli.
Sono risapute le difficoltà con le quali Schrader e Ellis hanno dovuto fare i
conti, non ultimo il budget ridottissimo che li ha obbligati ad affidare le
parti principali a due outsider. Ma, in fin dei conti, il valore aggiunto
dell’opera, nonché lungimirante operazione pubblicitaria, è proprio
rappresentato dal fatto che James Deen e Lindsay Lohan si rivelano inaspettatamente
perfetti, sempre nella parte. Il primo con la sua faccia da bravo ragazzo, che
accentua l’atrocità dei ricatti e degli abusi che il suo personaggio perpetra. La
seconda con la sua fisicità che svela definitivamente, sul doppio piano della
realtà e della finzione cinematografica, come divismo e popolarità (amplificati
a dismisura da internet e social network) abbiano definitivamente sostituito
qualsiasi oggettivo valore culturale, etico ed estetico.
Voto: 4 su 5
(Film
visionato il 16 novembre 2013)
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