In tutto si tratta di 180 miliardi di investimenti che hanno lo scopo di tagliare del 19% le emissioni di gas serra rispetto a 22 anni fa (1990), di ridurre di 15 miliardi di euro all’anno la fattura energetica per l’estero (ridurre la dipendenza dall’estero al 65% dall’82%), di portare l’incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi totali al 23% e di abbassare del 24% i consumi primari rispetto all’andamento inerziale.
Tutto questo entro il 2020.
È il progetto del Governo Monti e della sua Nuova strategia energetica nazionale.
Fin’ora erano solo parole, pochi i numeri. Ma tra poco dovrebbe essere pronto un rapporto di 100 pagine, che sarà consultabile pubblicamente e sarà proveniente dal Ministero dello Sviluppo economico.
Individuate le aree di intervento specifiche, e sono 5:
- consumo;
- infrastrutture e mercato elettrico;
- infrastrutture e mercato del gas;
- raffinazione e distribuzione dei prodotti petroliferi;
- ricerca ed estrazione di petrolio e gas.
Quattro, invece, gli obiettivi:
- riduzione del gap di costo energetico;
- incentivazione della crescita sostenibile;
- miglioramento della sicurezza;
- indipendenza dell’approvigionamento;
- raggiungimento e superamento delle richieste dell’Ue al 2020.
Dunque, sia la green economy sia i settori energetici tradizionali trovano spazio nel piano da 180 miliardi del Governo per la nuova strategia nazionale per l’energia.
Naturalmente dal punto di vista normativo ci saranno cambiamenti e mireranno a rafforzare gli standard minimi, in particolare per edilizia, trasporti e incentivi diretti per le PA (che dovranno essere più efficienti del 20%). Si punterà anche all’estensione nel tempo del bonus fiscale del 55%.
Il costo del gas è un punto fondamentale che la strategia affronterà: verrà diminuito il gap rispetto ai mercati del Nord Europa, con i quali nel 2011 c’è stato un differenziale del 25%. Per coprire questo buco si punta su rigassificatori, sul gasdotto Transigas e sullo stoccaggio.
Altro punto importante riguarda il mercato elettrico: si sta valutando il superamento del prezzo unico nazionale e verranno razionalizzate le agevolazioni a determinati segmenti di clientela.
Capitolo idrocarburi. Lo scopo è liberarci dalla dipendenza dall’estero, aumentando al 16% del fabbisogno energetico nazionale con investimenti per 15 miliardi e 25 mila posti di lavoro. In più, sulla fattura energetica ci sarà un risparmio di circa 5 miliardi (riducendo le importazioni dall’estero di combustibili fossili, si riduce la fattura). Sono 5 le zone da sfruttare: Val Padana, Alto Adriatico, Abruzzo, Basilicata e off shore Ibleo (Sicilia). Inoltre, è necessario intervenire sulla burocrazia, con l’introduzione del titolo abilitativo unico e altre novità, tra le quali restituire allo Stato la competenza per quanto riguarda le infrastrutture strategiche.
Per quanto riguarda le rinnovabili, il taglio è già stato fatto: è stata fissata una griglia di 3.5 miliardi all’anno di incentivi fino al 2020. Anche le rinnovabili elettriche riceveranno sovvenzioni: si parla di 50 miliardi di investimenti.