Magazine Cultura

Nuove forme del patire sociale e dell’agire politico

Creato il 08 ottobre 2011 da Raffaelebarone

Nuove forme del patire sociale e dell’agire politico – Epistemologie, teorie, metodologie e prassi per una Salute Mentale di Comunità

Scarica l’articolo

Raffaele Barone*, Simone Bruschetta**

* Medico, Psichiatra, Gruppoanalista. Past-President Area di Sviluppo Industriale del Calatino. Past-President Associazione Italiana Residenze/Risorse per la Salute Mentale

** Psicologo, Psicoterapeuta, Gruppoanalista. Esperto in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane. Responsabile della Sede di Catania del Laboratorio di Gruppoanalisi.

Abstract (EN): New forms of social suffering and political action

The reality of contemporary urban contexts, both in large than in small towns, is going through a phase of radical, irreversible and progressive change. Social processes, not predictable and even less governable, produce estrangement, alienation, marginalization and disorientation, undermining one of the fundamental relational goods of the human community: Mental Health. All the Good Practices of Mental Health Community-Based, not surprisingly, focus on providing the most vulnerable social groups. And social risk factor which is given greater prominence is undoubtedly poverty.

How to develop psychotherapeutic settings can affect these processes?

We still valid the Therapeutic Community, understanding as methodology, however, not as residential care, but as specific professional intervention where, who suffers from a condition of existential suffering (whatever that is) and who work to care for, are not left alone but immersed in a relational network that passes through and transforms them. The social epidemiology, moreover, has long demonstrated the link between social involvement and the maintenance or recovery of mental health.

How to develop this therapeutic approach in the new political action?

The opening relation, help and get help if needed, be available to reflect and bring out the mental energies to improve their lives and those of other neighbors, is the manifestation of fundamental social dimension of human nature. And the networks that support these processes are the real social capital of human communities. The human being has always shaped her life and face its problems in participation with others and always immersed in an intersubjective matrix. The exclusion from bank credit to the condition of poverty and/or precariousness causes, also seems to  affect tragically these participatory and community processes; negatively influencing the community development. Microcredit could therefore be a useful intervention device to act either on the psychological development of individuals as well as economic development of communities.

Abstract (IT)

La realtà dei contesti urbani contemporanei, sia nei grandi che nei piccoli centri abitati, sta attraversando una fase di mutamento radicale, irreversibile e progressivo. Processi sociali poco governabili ed ancora meno prevedibili producono estraneità, alienazione, emarginazione e spaesamento, mettendo a rischio uno dei beni relazionali fondanti la comunità umana: la Salute Mentale. Tutte le Buone Pratiche di Salute Mentale di Comunità, non a caso, prevedono di incentrare l’attenzione sui gruppi sociali più vulnerabili. Ed il fattore di rischio sociale al quale viene dato maggiore risalto è senza dubbio la povertà.

Come sviluppare dispositivi psicoterapici in grado di incidere su questi processi?

Riteniamo ancora valida la metodologia della Comunità Terapeutica intesa, però, non come struttura residenziale sanitaria, ma come specifico intervento professionale in cui, colui che soffre una condizione di disagio esistenziale (qualunque essa sia) e colui che opera per prendersene cura, non sono lasciati soli, ma immersi in una rete relazionale che li attraversa e che li trasforma. L’epidemiologia sociale, tra l’altro, ha dimostrato da tempo il nesso tra il coinvolgimento sociale ed il mantenimento o il recupero della salute mentale.

Come sviluppare questa metodologia terapeutica nel nuovo agire politico?

L’aprirsi alle relazioni, aiutare e farsi aiutare in caso di bisogno, essere disponibile a riflettere e tirar fuori energie mentali per migliorare la propria vita e quella di altri vicini, è la manifestazione della dimensione sociale fondante la natura umana. E le reti che sostengono questi processi rappresentano il vero e proprio capitale sociale delle comunità umane. L’essere umano da sempre plasma la sua vita e affronta i suoi problemi in partecipazione con altri e sempre immerso in una matrice intersoggettiva. L’esclusione dal credito bancario che la condizione di povertà e/o di precarietà determina, sembra ad esempio compromettere tragicamente anche questi processi partecipativi e comunitari; influenzando negativamente anche lo sviluppo delle comunità di appartenenza. Il Microcredito potrebbe quindi rappresentare un dispositivo di intervento utile ad intervenire sia sullo sviluppo psicologico degli individui che su quello economico delle comunità.

Keywords: Psicoterapia di Comunità, Beni Relazionali, Capitale Sociale

Community-Based Psychotherapy, Relational Goods, Social Capital

Premessa

La realtà dei contesti urbani contemporanei, sia nei grandi che nei piccoli centri abitati, sta attraversando una fase di mutamento radicale, irreversibile e progressivo. La crisi della grande impresa fordista ha avviato la costruzione di uno spazio globale di flussi sociali, culturali ed economici ubiquitari e plurilocalizzati. La globalizzazione ha  cambiato le coordinate di fondo dei sistemi socio-economici e politico-culturali che organizzano la realtà della convivenza civile nelle comunità locali. Il mondo conosciuto, così come costruito e rappresentato dall’essere umano, si presenta ormai senza più confini dove gli attori non-tradizionali (organizzazioni non governative, i mass media e le grandi imprese) sono diventati i veri protagonisti delle relazioni internazionali, alimentandone la sensazione di ingovernabilità.  La dimensione dell’ormai classico conflitto socio-politico tra capitale e lavoro, si declina così come conflitto tra flussi e luoghi; un conflitto post-moderno capace di generare non solo tensioni ancora sconosciute, ma anche nuove e specifiche sofferenze, su cui è possibile intervenire soltanto creando comunità di convivenza in grado di governare localmente i flussi globali.

La globalizzazione non ha eliminato le frontiere, nemmeno quelle di classe, ma le ha ridefinite spostandole tutte all’interno delle stesse città. La dinamica dei flussi, cancellando la vecchia polarità centro-periferia, ha accentuato la dicotomia dentro-fuori avvicinando realtà diverse e quindi rafforzato nuove dinamiche di esclusione sociale. Processi sociali che, analogamente ai processi migratori internazionali, cui tutte le società occidentali sono oggi soggette, producono estraneità, alienazione, emarginazione e spaesamento.

Tutte le Buone Pratiche di Salute Mentale di Comunità (OMS, 2001; 2005), prevedono infatti di incentrare l’attenzione sui gruppi sociali più vulnerabili, sulle c.d. fasce di popolazione più svantaggiata e a più alto rischio di emarginazione.

Un basso status sociale ed economico accresce la vulnerabilità alle patologie mentali[i]. (…) Gli interventi volti a reintrodurre i disoccupati nel mercato del lavoro possono dimostrarsi economicamente vantaggiosi. Il sostegno ai gruppi sociali più vulnerabili può migliorare la salute mentale, rafforzare la coesione sociale ed evitare i relativi oneri sociali ed economici.

Alcuni interventi efficaci sono:

  • consulenza per i gruppi sociali a rischio;
  • aiuto ad entrare nel mondo del lavoro;
  • occupazione assistita per le persone affette da malattie psichiche o handicap. (OMS, 2005, cap. 6.1.1)

Nel rapporto redatto dall’OMS nel 2001, il fattore di rischio sociale al quale viene dato maggiore risalto è senza dubbio la povertà, condizione che raccoglie tutti gli elementi sociali potenzialmente patogeni individuati. Questa viene analizzato nella sua complessa relazione con l’insorgenza, il mantenimento, l’aggravarsi e il perpetuarsi di disagi psichici e patologie psichiatriche (Lahtinen, Lehtinen, Riikonen, Ahonen, 1999).

Nel suo significato più ampio, e forse più appropriato per la discussione collegata al disagio mentale, la povertà può essere concepita come una condizione di precarietà di accesso a risorse economiche, sociali, sanitarie ed educative. Povertà[ii] e sofferenza mentale[iii] posso quindi essere considerate concause di una più complessa situazione di disagio grave esistenziale.

……………………………………………per leggere tutto, scarica articolo.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :