Esce oggi in due o tre negozi di dischi in Italia e su Itunes il nuovo doppio album della mia amica Viola Valentino, meteora degli anni ’80, protagonista del racconto da me scritto per la raccolta “Diva mon amour” (a brevissimo in libreria per l’editore Azimut), nonché indimenticata interprete di quel geniale e sussurratissimo “Comprami, io sono in vendita” che nel 1979 sembrava trasgressivo e che invece oggi potrebbe essere una specie di inno per tutte le adolescenti con aspirazioni televisive o politiche.
Io, che per quindici anni sono stato uno dei maggiori finanziatori della discografia mondiale comprando qualunque genere musicale in quantità industriali, e che invece dall’avvento del download mi sono del tutto disamorato del collezionismo canoro, faccio un’eccezione e torno a spendere denaro al Ricordi Media Store solo in rare occasioni come questa.
Perché quando esce un cd di una di quelle che i protagonisti del “Cosmo secondo Agnetha” definirebbero “derelitte”, una specie di tenerezza e di senso di solidarietà nei confronti del debole mi prende l’animo e mi fa estrarre il bancomat dal portafogli.
Insomma non è per amore della musica che lo faccio, ovviamente, ma per un’innata simpatia che mi scatena l’impulso di testimoniare il mio sostegno a chi non demorde, a chi rimane attaccato alla speranza e, in tempi in cui anche Madonna, Mina e Zucchero vendono quattro copie in croce, continua a sfornare un disco all’anno convinta che questa sarà proprio la volta buona.
Senza contare che il nuovo disco di Viola merita l’acquisto a scatola chiusa se non altro per quel titolo che solo a leggerlo Manlio Sgalambro e Franco Battiato rodono d’invidia, “Alleati non ovvi”, impervio scioglilingua che va letto una dozzina di volte se si vuole capirne il senso.
Che gusto c’è a comprare un disco di Biagio Antonacci o di Ligabue?.. a farlo sono capaci tutti. Ma entrare in uno dei pochi megastore del disco ancora esistenti e avere la faccia di chiedere al commesso “Alleati non ovvi” o, meglio ancora, “l’ultimo album di Viola Valentino” è un gesto forte che dimostra la personalità e la nobilita d’animo di chi lo compie. Un po’ come andare alla cassa di Feltrinelli con un romanzo di Daniele Vecchiotti.
Ed è chiaro che, fra noi prodotti di supernicchia, si tende sempre ad aiutarci a vicenda, a farci complimenti che sembrano sinceri, a sostenerci ribellandoci alla logica monopolista delle major. Ad essere, in poche parole, “Alleati non ovvi”.
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