Recentemente sono state stabilite nuove linee guida per lo screening della prostata. L’American Urological Association è giunta alla conclusione che devono sottoporsi periodicamente a questi controlli solo gli uomini di età compresa tra i 55 ed i 69 anni. In passato questa associazione aveva fortemente raccomandato lo screening a tutti gli uomini che superavano i 40 anni di età. Diversi studi però hanno successivamente dimostrato che sottoporre le persone sane ad uno screening e ad eventuali trattamenti spesso produceva più effetti negativi che positivi. Secondo le nuove linee guida, inoltre, gli uomini di età compresa tra i 55 ed i 69 anni dovrebbero prima valutare i benefici ed i rischi dello screening con il proprio medico prima di prendere una decisione e, una volta stabilito di sottoporsi ai controlli periodici, ripetere questi ultimi ogni 2 anni e non più ogni anno. Questa decisione è finalizzata a massimizzare i benefici e minimizzare i danni. Il problema dello screening è che i livelli di PSA possono risultare elevati anche quando non si è sviluppato un cancro alla prostata. Questo porta molti uomini a sottoporsi ad inutili biopsie che possono risultare dolorose e portare infezioni. Inoltre, alcuni tumori sono così poco aggressivi che anche persone che non sono realmente in pericolo di vita subiscono interventi chirurgici o trattamenti invasivi non necessari che causano sofferenza e provocano fastidiosi effetti collaterali, come l’incontinenza e la disfunzione erettile. Solo a coloro che presentano casi di cancro alla prostata in famiglia e agli afro-americani si consiglia di effettuare lo screening prima dei 55 anni. C’è da aggiungere che secondo molti questi controlli periodici erano diventati soprattutto un mezzo grazie al quale i laboratori di analisi, le aziende produttrici di macchinari per gli interventi, i fornitori di materiale ospedaliero, ecc., riuscivano ad arricchirsi.
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Recentemente sono state stabilite nuove linee guida per lo screening della prostata. L’American Urological Association è giunta alla conclusione che devono sottoporsi periodicamente a questi controlli solo gli uomini di età compresa tra i 55 ed i 69 anni. In passato questa associazione aveva fortemente raccomandato lo screening a tutti gli uomini che superavano i 40 anni di età. Diversi studi però hanno successivamente dimostrato che sottoporre le persone sane ad uno screening e ad eventuali trattamenti spesso produceva più effetti negativi che positivi. Secondo le nuove linee guida, inoltre, gli uomini di età compresa tra i 55 ed i 69 anni dovrebbero prima valutare i benefici ed i rischi dello screening con il proprio medico prima di prendere una decisione e, una volta stabilito di sottoporsi ai controlli periodici, ripetere questi ultimi ogni 2 anni e non più ogni anno. Questa decisione è finalizzata a massimizzare i benefici e minimizzare i danni. Il problema dello screening è che i livelli di PSA possono risultare elevati anche quando non si è sviluppato un cancro alla prostata. Questo porta molti uomini a sottoporsi ad inutili biopsie che possono risultare dolorose e portare infezioni. Inoltre, alcuni tumori sono così poco aggressivi che anche persone che non sono realmente in pericolo di vita subiscono interventi chirurgici o trattamenti invasivi non necessari che causano sofferenza e provocano fastidiosi effetti collaterali, come l’incontinenza e la disfunzione erettile. Solo a coloro che presentano casi di cancro alla prostata in famiglia e agli afro-americani si consiglia di effettuare lo screening prima dei 55 anni. C’è da aggiungere che secondo molti questi controlli periodici erano diventati soprattutto un mezzo grazie al quale i laboratori di analisi, le aziende produttrici di macchinari per gli interventi, i fornitori di materiale ospedaliero, ecc., riuscivano ad arricchirsi.
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