18 GIUGNO – La nuova politica agricola dell’Unione Europea avrà due parole chiave: semplicità e chiarezza. Con il nuovo pacchetto normativo, che dopo il vaglio da parte del Parlamento e del Consiglio europeo dovrebbe entrare in vigore dal 2016, verrà infatti semplificata la normativa vigente passando da 70 a 5 atti legislativi che regolamenteranno il settore agroalimentare.
Una normativa complessa favorisce infatti la dispersione, a discapito della precisione e della massimizzazione.
Questo agevolerà sia i produttori, che avranno meno norme da seguire ma più chiare, sia i consumatori, che potranno contare su frutta e verdura sana e sicura e a cui verrà rivolta una campagna di informazione ed educazione sulla salubrità e sulla sicurezza dei prodotti ortofrutticoli freschi europei, promossa da Alimos Alimenta la Salute con il sostegno dell’Unione Europea e del Ministero italiano delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
I principali provvedimenti adottati il 6 maggio comprenderanno meno burocrazia, più controlli senza preavviso e sanzioni calcolate sulla base degli indebiti profitti realizzati da chi ha violato la legge. Nuove norme anche per evitare il giro d’affari legato alle truffe e al falso biologico.
Negli ultimi mesi l’Unione Europea sta cercando di affrontare la situazione con l’introduzione di nuove regole, fino al regolamento di esecuzione (UE) n. 392/2013 del 29 aprile 2013, che introduce un nuovo sistema di controllo nell’agricoltura biologica e che entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2014.
Non mancano tuttavia le polemiche. Coldiretti critica i nuovi criteri per l’utilizzo dei fitofarmaci che rischiano di penalizzare l’agricoltura nell’Ue, riducendo la produzione e aumentando il ricorso alle importazioni da paesi terzi.
La quantità di fitofarmaci disponibili sul mercato interno sarebbe diminuita del 60% e la proposta dell’Esecutivo comunitario la ridurrà ulteriormente, al punto di minacciare la tenuta dell’agricoltura europea e colpendo soprattutto il settore dei cereali, con perdite fino a 5,6 miliardi di euro.
Inoltre la nuova proposta sulla commercializzazione delle sementi avvantaggerebbe multinazionali come la Monsanto e Dupont Pioneer, le uniche in grado di percorrere l’iter determinato dalla nuova normativa a discapito dei piccoli produttori.
Ovviamente parlare della Monsanto vuol dir parlare di Ogm. Non è un segreto, infatti, che i semi maggiormente controllabili e lucrativi per questi giganti dell’agricoltura siano quelli geneticamente modificati.
Eleonora Gargantini
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