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Nuovi acquisti libreschi – Maigret in Corte d’Assise

Da Marcofre

Diventa spesso necessario seguire le avventure (ma si possono davvero chiamare così?) del commissario Maigret. L’ho scritto un numero quasi infinito di volte: se si desidera scrivere, la lettura di questi libri (smilzi, eppure potenti), diventa obbligatoria. La ragione?
Scrivere significa badare al sodo, non menare il can per l’aia. E i gialli sono la scuola ideale per apprendere la tecnica della buona narrazione. Fatti, non chiacchiere.

Se questo sembra quasi ovvio, in realtà buona parte degli esordienti riesce nell’intento contrario: chiacchiere all’infinito, e i fatti dispersi chissà dove e perché.

Prima o poi dovrò anche impegnarmi ad affrontare il resto della produzione di Simenon, che non ha solo creato una delle figure poliziesche più memorabili.

Ma ha lasciato un grande numero di romanzi che la casa editrice Adelphi da anni sta proponendo al pubblico italiano.
Tornando al libro, ecco l’incipit.

Quante volte lo avevano già convocato lì? Duecento? Trecento? Di più?

Del resto parlerò più avanti, forse.


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