Tartesso, città fondata in epoca preistorica da una popolazione iberica di cui ci è rimasto quasi nulla a causa della profonda romanizzazione della penisola iberica, è ricordata in numerosi testi classici e persino nelle sacre scritture. Tuttavia, a parte qualche breve notizia, la storia di Tartesso è in gran parte sconosciuta.Ci si imbatte nella civiltà di Tartesso a causa di questo riferimento contenuto nel Crizia di Platone:
- Trascrizione || Traduzione
- BTRŠŠ || a Tarshish,
- WGRŠH’ || e egli scacciò
- BŠRDNŠ || in Sardegna.
- LMH’ŠL || Lui è al sicuro.
- MSB’M || Le sue truppe sono al sicuro.
- LKTNBN || Milkaton, figlio
- ŠBNNGD || di Shubon il precedente
- LPNY || comandante.
Il suo ( di Atlante ) gemello e nato dopo di lui, a cui era toccata l’estrema parte dell’isola verso le colonne d’Ercole, presso quella regione che ora in quel tratto di mare è detta Gadirica , ebbe il nome di Eumelo, che nella loro lingua si dice Gadiro: e dal suo nome poté denominarsi quella contrada.In quella zona era situata la città di Gades, l’attuale Cadice, che nel testo platonico ha dato il nome a Gadiro ( oppure, seguendo strettamente Platone, sarebbe successo il contrario). La città di Gades fu fondata dai Fenici di Tiro circa nel 1100 a.C. in un’isola a 30 Km a sud-ovest da Tartesso. Gades era una colonia commerciale, poiché serviva per intrattenere rapporti commerciali proprio con la vicina città di Tartesso che era estremamente ricca di materie prime, tra le quali molto importante era l’Argento. Uno dei primi riferimenti a Tartesso si trova nella Bibbia nel cui I libro dei Re, 22 leggiamo:
Il re ( Salomone) possedeva nel Mar Rosso la flotta di Hiram, e la flotta di navi da lungo corso; ogni tre anni la flotta delle navi da Tarsis portava oro, argento, avorio, scimmie e pavoni.
Nuovi scavi fanno tornare in auge la teoria “Atlantide=Tartesso”
Una regione paludosa dei parchi nazionali spagnoli verrà sottoposta a scavi archeologici per trovare conferme alla possibile presenza di una città sommersa. La zona – le paludi di Hinojos vicino alla foce del Guadalquivir – è stata a lungo ritenuta inabitabile e mai colonizzata, ma recenti ritrovamenti fanno pensare alla possibilità che in tempi antichi avesse potuto ospitare centri abitati anche importanti.Un’ipotesi che rafforza una vecchia teoria sull’identificazione della mitica Atlantide platonica con la civiltà di Tartesso, una florida cultura urbana fiorita in Spagna occidentale prima dell’arrivo dei Cartaginesi. L’ipotesi è che un ricco centro abitato di Tartesso sia stato distrutto da un devastante maremoto verso la fine del 7° secolo a.C. dando origine così al mito della “città scomparsa”. Foto aeree mostrerebbero fra le marcite della foce del Guadalquivir strutture che non sembrano di origine naturale e che – se gli scavi confermassero essere manufatti – potrebbero condurre alla riscoperta di questa città morta. La civiltà di Tartesso fiorì fra 11° e 7° secolo a.C. – prima dell’arrivo dei Fenici da Cartagine – e stabilì solidi commerci con le altre culture mediterranee grazie alla grande ricchezza mineraria del retroterra iberico.I ricercatori del Consejo Superior de Investigaciones cientificas (CSIC), coordinati dall’archeologo Sebastian Celestino, stanno esaminando una zona paludosa del Parco nazionale di Doñana, in Andalusia (Spagna): pensano che qui si possa trovare l’antica ‘città-stato’ di Tartesso.Finora questa regione non veniva presa in considerazione perchè creduta sommersa sin dall’ultima glaciazione. Nuove prove, però, suggeriscono che le acque potrebbero essersi ritirate in tempo per la costruzione di un centro urbano – prima che uno tsunami distruggesse l’intera area.La paludi di Hinojos, un’area vicino alla foce del fiume Guadalquivir, sono state indicate come il sito dove più probabilmente rimangono le tracce della città perduta.Non a caso, dall’altra parte del fiume, sono già stati trovati resti della cultura di Tartesso.Delle foto aeree mostrano i segni di grandi forme circolari e rettangolari – forse, prodotte dall’uomo-. Oltre a ciò, esistono resoconti di geografi Greci, tra cui Strabone (Geografia III, 2-8), che indicano in questo parco un possibile sito.La civiltà di Tartesso si sviluppò nella penisola iberica meridionale tra l’XI e il VII secolo a.C. e divenne ricca commerciando oro e argento da miniere locali.Viste le somiglianze della lingua tartessica con le lingue indoeuropee anatoliche (quali l’ittita e il luvio) e con l’etrusco, un’ipotesi è che i fondatori della città fossero i cosiddetti Teres dei Popoli del mare.Da alcuni è stata pure associata ad Atlantide: secondo l’archeologo Georgeos Diaz-Montexano “[...] Atlantide non era una semplice invenzione, una favola o un mito, ma una storia vera come Platone ha sempre sostenuto. Atlantide non è vicino a dove sta cercando la CSIC, ma è lì vicino”.Questa localizzazione di Atlantide sarebbe solo l’ultima di una lunga lista che include varie isole mediterranee, le Azzorre, il deserto del Sahara, l’America centrale e l’Antartide.Eventi storici
Il territorio dove si ritiene fosse collocata Tartesso era sede durante il II millennio a.C. di un’importante facies culturale che si estendeva anche al Portogallo meridionale e all’Extremadura chiamata bronzo iberico del sud-ovest. Segni di una cultura materiale specificamente tartessica compaiono tra la tarda età del bronzo e l’età del ferro.È certo che i Fenici ebbero il dominio del Mar Mediterraneo occidentale nell’VIII secolo a.C. in seguito a lotte vittoriose contro Tartesso, che però riuscì a riacquistare un certo predominio durante le lotte tra Tiro e l’Assiria. I greci di Focea fondarono in quel periodo due colonie in Spagna, Mainake (ad est dell’odierna Málaga) e Hemeroskopeion (nella zona de Peñón de Ifac, presso Denia) per favorire il commercio con Tartesso. Di quel periodo ci è noto anche il nome di un re di Tartesso, Argantonio. Primo re di cui si ha evidenza storica e ultimo re di Tartesso. Visse 120 anni secondo Erodoto, sebbene alcuni storici ritengano che sotto questo nome siano in realtà raggruppati vari regnanti conosciuti con il medesimo nome. Lo stesso Erodoto riferisce che il suo regno durò 80 anni. Favorì il commercio con i greci, in particolare con la città di Focea che, durante il suo regno, istituì proprie colonie costiere nei pressi di Tartesso.Dopo la battaglia navale di Alalia (presso l’attuale Aleria), Tartesso, Mainake ed Hemeroskopeion vennero distrutte dai Cartaginesi.Tartesso è citata anche dallo storico latino Rufo Festo Avieno che la identifica con Gades nell’opera Ora Maritima.Ipotesi sarda
Secondo alcuni studiosi,[senza fonte] la mitica città di Tartesso sarebbe identificabile con l’antica città sarda di Tharros, situata nella costa occidentale della Sardegna. Infatti questa città, risalente ad un’epoca remota (1200 a.c), teneva scambi commerciali con diverse regioni del Mediterraneo, dall’Egitto all’attuale Libano. La città sarebbe assimilabile a Tartesso, sia per l’assonanza del nome (il nome Tarsis è attestato anche in un’antica iscrizione in caratteri proto-cananei ritrovata a Nora) sia per la ricchezza e la quantità di oggetti preziosi, sia per la posizione estremamente occidentale rispetto a quella delle regioni dalle quali provengono le fonti più antiche (Grecia, Palestina).Tartesso nel mondo antico
Tartesso nella Bibbia?Tartesso e’ probabilmente menzionata nell’Antico Testamento col nome di Tarsis. Se ne parla tra l’altro nel libro del profeta Ezechiele:«Tarsis commerciava con te [Tiro] per le tue ricchezze di ogni specie, scambiando le tue mercanzie con argento, ferro, stagno e piombo…» (Ez 27, 12)In effetti con questo nome i Greci chiamavano l’estremo Occidente, dal quale provenivano i metalli, in particolare l’argento e lo stagno.Tartesso è la Turdetania?Strabone (I secolo a.C.) riferisce:«I Turdetani [probabilmente i Tartessiani] sono i più civilizzati tra gli iberici: conoscono la scrittura e possiedono libri antichi, ed anche poemi e leggi in versi che essi consideravano antichi di settemila anni…» (Geografia III, 2-8)StraboneSubito si può notare che nell’antichità Tartesso era considerata estremamente ricca e florida. La città di Tartesso essendo nei pressi dello Stretto di Gibilterra commerciava sia con l’Europa che con l’Africa ed era poco conosciuta dai Greci. I primi a giungere a Tartesso furono i Fenici come attesta questo brano di Strabone, tratto dalla ” Geografia”Libro III, 2.14Io sostengo che di questi luoghi abbiano dato notizia i Fenici: costoro infatti occuparono fin da prima di Omero e le regioni migliori di Iberia e Libia e continuarono a essere padroni di quei luoghi finché i Romani non ne spezzarono il dominio. Anche queste sono prove della ricchezza dell’Iberia: i Cartaginesi che conquistarono con la forza la regione, al comando di Barca, dicono gli storici, trovarono che gli abitanti della Turdetania usavano stoviglie e pithoi (vasi ad uso alimentare) di argento. Si può capire dunque come gli uomini di questa zona, in particolar modo i capi, siano celebri perché longevi grazie al benessere eccezionale in cui vivono[...] Alcuni chiamano l’attuale Carteia Tartesso.I Cartaginesi conquistarono la città di Tartesso prima dell’invasione di Amilcare Barca nel 237 a.C. della Spagna, e cioè nel VI secolo a.C. Tuttavia i Fenici praticavano le coste della Spagna precedentemente al I° millennio a.C. Di Tartesso e della sua civiltà sono rimasti pochissimi reperti, ritrovati durante gli scavi del professor Adolf Schulten di Erlangen, con l’aiuto dell’archeologo Bonsor e del geologo Jessen negli anni venti. Gli archeologi ritrovarono nel 1923 un anello con strane iscrizioni in caratteri simili all’alfabeto greco ed estrusco di cui potete vedere una riproduzione; poi ritrovarono un blocco di muratura, che secondo Schulten, testimoniava l’esistenza di due città, una databile al terzo millennio a.C. e l’altra verso il millecinquecento a.C. Gli scavi furono interrotti a causa dell’eccessiva altezza della falda freatica e gli archeologi conclusero che la città di Tartesso deve essere sprofondata. I Fenici arrivarono nella zona di Tartesso verso il 1100 a.C. e fondarono la colonia di Ha-Gadir ( Gadir classica, l’attuale Cadice), situata all’epoca su un’isola ed ora diventata una penisola. La colonia, come detto prima, aveva scopi commerciali.Ecco cosa ci dice Plinio nella “Storia Naturale”: libro IV,119-120Ma proprio all’estremità della Betica, a 25 miglia dall’imbocco dello stretto, c’è l’isola di Cadice, lunga, come scrive Polibio, 12 miglia e larga 3. [...] L’isola ospita una città con abitanti di cittadinanza romana, chiamati Augustani della città Giulia di Cadice ( Gades). Dal lato che guarda alla Spagna, a circa 100 passi, si trova un’altra isola… in cui prima c’era la città di Cadice. E’ chiamata…Giunonide dai nativi. Timeo afferma che l’isola più grande è detta da questi ultimi Cotinusa; ma la nostra gente la chiama Tarteso, e i Cartaginesi Gadir, che è poi la parola per “siepe” in punico.Dopo la conquista Cartaginese, di Tartesso non si seppe più nulla.Si continua a parlare di Tartesso in Erodoto, ma la descrizione che egli ne fa non gli è, ovviamente, contemporanea:Ecco cosa dice Erodoto (libro I,163)Giunti a Tartesso divennero molto amici del re di Tartesso che aveva nome Argantonio, che regnò per 80 anni, e visse in tutto 120 anni. A costui i Focei divennero tanto cari che dapprima li invitò ad abbandonare il loro paese e a stanziarsi nella sua terra dove volessero, e poi, poiché non riusciva a persuaderli, avendo da loro saputo che i Medi crescevano in potenza , diede loro denari per cingere di mura la città. E ne diede senza risparmio; il circuito delle mura di Focea misura infatti non pochi stadi, ed è tutto di pietre grandi e ben connesse.In questo passo viene riconfermata la posizione di Tartesso (libro IV,152)E poiché il vento non cessava di soffiare, attraverso le colonne d’Eracle ( I Sami) giunsero a Tartesso, sotto la guida di un dio.Erodoto ribadisce l’idea generale che Tartesso fosse una zona estremamente ricca e che la materia principale da essa commerciata fosse l’argento. Tartesso era ricordata quasi come un mito, ma la sua civiltà è stata reale. Nella zona di Tartesso abitava una popolazione estremamente evoluta, sicuramente influenzata dalla città: i Turdetani. Strabone, nella sua “Geografia”, dà delle interessanti informazioni riguardo questa civiltà :Libro III, 1.6La regione prende il nome di Betica dal fiume o di Turdetania dai suoi abitanti: e gli abitanti, i Turdetani, sono detti anche Turduli, tanto che alcuni indicano lo stesso popolo con i due nomi, mentre altri pensano a due popoli diversi: tra questi ultimi c’è anche Polibio, secondo il quale i Turduli abitano a nord insieme ai Turdetani: tuttavia ora tra i due popoli non esiste alcuna differenza. Questi sono considerati i più colti tra gli Iberi, tanto che si servono della scrittura e conservano cronache scritte della loro storia antica, poemi e leggi in versi, vecchie, dicono, di 6000 anni: anche gli altri Iberi si servono della scrittura, ma non di un’unica forma, né del resto di un’unica lingua.
I Turdetani (o Turduli) abitavano nella zona di Tartesso, la quale, come già detto in precedenza, era situata alla foce del fiume Betis (Guadalquivir). I Turdetani possedevano un alfabeto e una lunghissima memoria storica, che testimonia una avanzatissima civiltà. Ricordo che nella Spagna sud- orientale è stata ritrovata ( lontano da Tartesso, ma sempre appartenente alle civiltà ispaniche) una notevole statua che è stata battezzata “la Signora di Elche”. La statua è una vera opera d’arte ed è rifinita accuratamente manifestando la grandissima perizia del suo autore.
Libro III, 2.11Non lontano da Castalo si trova il monte da cui si dice nasca il Betis, chiamato Argenteo, per via delle miniere d’argento che vi si trovano. [...] Sembra che gli antichi chiamassero il Betis Tartesso, e Gadeira, con tutte le isole vicine, Erytheia. [...]Poiché il fiume ha due sorgenti, si dice che anticamente, nella terra di mezzo, esistesse una città che si chiamava, come il fiume, Tartesso, mentre la regione si chiamava Tartesside, occupata al giorno d’oggi dai Turduli. Invece Eratostene dice che la regione contigua a Calpe si chiamava Tartesside e che Erytheia si chiamava “Isola Fortunata”.Idolo ti Tartesso
Qui si ricorda Tartesso come zona mineraria. Inoltre viene descritta la città come “terra fra i due fiumi”. Riecheggia il mito dell’isola Fortunata, una terra ad occidente, identificabile con Atlantide. Le isole Fortunate, per di più, nell’antichità venivano identificate con le Canarie, anch’esse ipotizzate quali resti di Atlantide. Tartesso quindi era vista nell’antichità come un luogo di immense ricchezze e guadagni, che alle spalle aveva una fiorente ed evoluta civiltà, precedente ancora alle invasioni celtiche. L’avanzamento culturale della zona, secondo Strabone, risale addirittura al 6000 a.C. e forse la civiltà nella zona della Spagna Occidentale era più antica di quanto mai sia stato detto. Infatti la posizione atlantica della civiltà di Tartesso, la sua estrema antichità e il riferimento platonico a territori atlantidei vicino alle colonne d’Ercole mi fanno pensare che la civiltà di Tartesso, unica in Spagna per avanzamento culturale, derivi da quella civiltà atlantica conosciuta sotto il termine di Atlantide.Infatti Tartesso, come detto sopra, apparteneva alle prime popolazioni iberiche stanziate anteriormente ai Celti. Atlantide, che estendeva i suoi territori fino all’Egitto e alla Grecia (e quindi ovviamente in Spagna) probabilmente aveva fondato delle colonie sulla costa Iberica, tra le quali Tartesso, per il commercio minerario. Successivamente alla distruzione di Atlantide e alla fine della civiltà precedente, Tartesso deve essere rimasta isolata, ma, a causa dell’abbondanza di materie prime e della sufficiente indipendenza economica, riuscì a mantenere la propria identità culturale derivata da quella atlantidea.I Greci con la parola Tartesso indicavano l’estremo Occidente, dal quale provenivano i metalli. In un secondo tempo il nome fu localizzato nel Sud della Spagna (Andalusia), regione che tra l’altro nella Bibbia è ricordata con il nome Tarsis, e con la quale addirittura Salomone avrebbe tenuto relazioni commerciali. E’ certo che i Fenici ebbero il dominio del Mediterraneo nell’VIII secolo a.C. in seguito a lotte vittoriose contro i Tartessi. Questi riuscirono ancora per breve tempo, durante le lotte tra Tiro e l’Assiria, ed avere un certo predominio. Ma, ricostituito l’impero coloniale fenicio, Tartesso fu sottomessa a questo fino al VI secolo a.C., quando nel panorama mediterraneo subentrò la talassocrazia focea. A questa successe poi il predominio di Cartagine, che distrusse Tartesso intorno al 500 a.C. Sembra che l’antica civiltà di Tartesso sin dai tempi preistorici fosse particolarmente evoluta. Gli scavi effettuati da Schulten e Bousar, pur rivelando notevoli tracce di quella civiltà, non arrivarono a scoprire i resti della grande città descritta dal Periplo di Avieno, vale a dire Ona Maritima, localizzata in un punto non ben precisato, vicino al delta del Guadalquivir.Fonti:http://ilfattostorico.com/2010/02/06/alla-ricerca-di-tartesso/http://www.tanogabo.it/tartesso.htm
http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2010/09/tartesso-parte-1-di-3.htm
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