Da tempo ormai si parla dei ceppi microbici resistenti ai più comuni antibiotici e lo scorso anno l'argomento è stato al centro dell'attenzione da parte della Organizzazione Mondiale della Salute, che l'ha presentata come una delle emergenze di salute del nostro secolo: valgono naturalmente per l'uso degli antibiotici tutte le raccomandazioni già formulate e diffuse reiteratamente dagli organi ufficialmente preposti ai compiti di educazione sanitaria, ma è di conforto sapere che nel frattempo la scienza non rimane ferma.
Un articolo pubblicato ieri su Nature presenta uno studio condotto da un gruppo di ricercatori sotto la guida di Kim Lewis della Università di Boston: la nuova sostanza scoperta attraverso un batterio del terreno, è stata battezzata teixobactin e, benché non sia ancora stato testato nella specie umana, dimostra, negli animali da esperimento, una buona attività ed efficacia contro il temuto stafilococco aureo resistente alla meticillina (MRSA) ed anche contro altri ceppi batterici resistenti.
L'attività e l'efficacia battericida della nuova sostanza sono tali da avere suscitato grandi aspettative e secondo la prestigiosa rivista scientifica Nature la ricerca ed i suoi risultati potrebbero rivelarsi un vero e proprio trionfo contro la resistenza microbica agli antibiotici.
La scoperta riveste notevole rilevanza scientifica, visti i timori espressi lo scorso anno dall'OMS, che vedeva finita l'epoca degli antibiotici, proprio a causa dei ceppi resistenti. Il temuto MRSA purtroppo è abbastanza diffuso negli ospedali e nel 2013 vi sono stati 480.000 casi di tubercolosi resistente ai diversi farmaci tradizionali, ma il teixobactin sembra mostrare una buona efficacia anche su questi ceppi batterici. La nuova sostanza non ha però alcun effetto sui microrganismi gram negativi, tra quali pure si annoverano forme resistenti e pericolose come la Klebsiella pneumonae, che pure ha sviluppato ceppi resistenti a tutti gli antibiotici fin qui conosciuti.
Gli studiosi hanno scoperto la sostanza ricercando i batteri nel suolo con un dispositivo, chiamato ichip capace di classificare i batteri raccogliendoli in singoli spazi separati, in seguito sono state testate 10.000 delle colonie batteriche ottenute per verificare se qualcuna di esse era in grado di arrestate la crescita del MRSA ed in tal modo sono state individuate 25 sostanze con proprietà antibiotiche, la più promettente delle quali è appunto il teixobactin: naturalmente, una volta valutata la efficacia antibiotica, è necessario testarne la tossicità.
Gli effetti collaterali tossici infatti sono ancora la prima fra e cause che impediscono di utilizzare un potenziale battericida come farmaco: nel caso nelle successive ricerche e verifiche la sostanza risultasse ben tollerata, si tratterebbe effettivamente dell'apertura di una seconda era antibiotica.
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