Magazine Racconti
Non era un sogno, ma un ricordo. Il ricordo di un posto dove ero già stata. Ma che posto era? “Non esistevano posti così al mondo” pensai “o almeno non in questo mondo”. Lasciai che il mal di testa mi buttasse per terra. Mi ritrovai in ginocchio , con il respiro corto e l’affanno. Cosa mi stava succedendo? Forse la partenza di Alex mi stava portando alla pazzia. Avevo bisogno di bere. Tornai indietro trascinando la valigia fino alla fontanella della stazione e bevvi fino a scoppiare. Cominciai a sentirmi meglio.Lentamente mi avviai verso casa di Elisa. Cercando di avere una faccia più o meno normale, suonai il campanello. Elisa corse alla porta e mi si gettò al collo. Il mio cuore si scaldò in un istante ricominciando a battere normalmente. Mi invitò ad entrare e in cucina c’era la madre che non smetteva mai di cucinare. La consideravo una mia seconda mamma, perché praticamente anche lei mi aveva cresciuta. Appena mi vide si asciugò le mani e venne ad abbracciarmi come fossi tornata dalla guerra. Ricambiai il gesto e sfoderai uno dei miei sorrisi raggianti che mise tutti di ottimo umore. Quei giorni insieme alle mie amiche furono ristoratori. Ebbi l’impressione che nulla fosse cambiato. Parlai loro di Alex con disinvoltura e tranquillità, come se niente fosse, senza pensare nemmeno per un attimo a tutta la storia che lo circondava. Rivissi la mia la vecchia vita con la spensieratezza di un tempo, con il cuore libero di chi sa che la vita è una cosa meravigliosa. Furono giorni pieni di affetto ed entusiasmo. Ma era giunto il momento di tornare a casa.
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