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nuovo arrivo........ CAPITOLO 11

Da Milu
nuovo arrivo........   CAPITOLO 11Mentre ero immersa nel nulla della mia testa, le porte del treno si spalancarono davanti a me. Non mi ero nemmeno accorta che il treno fosse arrivato in stazione. Mi sedetti nel primo posto libero. Subito i miei occhi si persero fuori dal finestrino.Mi ero portata un libro da leggere ma non presi in considerazione quell’ipotesi. Tre ore di viaggio in fondo non erano tante, ma a me sembrarono interminabili.Continuavo a guardare il display del mio cellulare sperando in una sua chiamata, ma dopo circa un’ora mi resi conto che quell’attesa era vana. Rimisi il cellulare nella borsa e tornai a guardare fuori. Erano passati appena due giorni dalla sua misteriosa partenza. Avevo deciso di anticipare la visita alle mie vecchie amiche, per rendere la sua assenza meno dolorosa. Il panorama scorreva veloce all’indietro e la mia testa di colpo si soffermò su un gradino di Piazza di Spagna. Perché stavo pensando a quel gradino? Tranne le mie passeggiate in centro, quel posto non mi ricordava niente di particolare. Non capivo proprio perché la mia mente facesse scherzi simili.Conclusi che forse stavo cominciando a ricordare qualcosa di quel buco nero che avevo in testa. Ma a cosa era legato quel gradino? Al solo pensiero una fitta mi oltrepassò la testa. Quel dolore mi fece capire che quel luogo faceva parte dei miei ricordi oscuri, e fui felice di questo. Iniziavo a ricordare finalmente!Decisi che appena tornata a casa sarei andata a Piazza di spagna per controllare quel gradino. Magari la memoria mi sarebbe tornata completamente. Finalmente questa storia stramba stava prendendo una forma più reale.Una calma improvvisa mi raggiunse e mi accorsi di avere sonno. Il treno mi cullava e presto mi addormentai. Sognai alberi maestosi, prati verdi e viali pieni di fontane. Sognai un posto incantato, dove potevo cogliere la felicità nei volti della gente. L’annuncio dell’arrivo in stazione mi svegliò di soprassalto. Dovevo scendere. Presi il mio trolley e mi lasciai abbagliare dal sole. L’aria era gelida in confronto a quella di Roma. Sulle montagne la neve risplendeva alla luce del sole come fosse un gigantesco diamante. Mentre ammiravo il mio vecchio panorama, una nuvola mi tolse la luce. Il tempo stava cambiando, avrebbe piovuto. Mi incamminai verso il boschetto poco più avanti. Mentre camminavo un’altra fitta alla testa mi portò in un flash-back che mi paralizzò all’istante. Quelle felci verdi e quegli alberi altissimi mi riportarono alla mente il mio sogno sul treno.
Non era un sogno, ma un ricordo. Il ricordo di un posto dove ero già stata. Ma che posto era? “Non esistevano posti così al mondo” pensai “o almeno non in questo mondo”. Lasciai che il mal di testa mi buttasse per terra. Mi ritrovai in ginocchio , con il respiro corto e l’affanno. Cosa mi stava succedendo?  Forse la partenza di Alex mi stava portando alla pazzia. Avevo bisogno di bere. Tornai indietro trascinando la valigia fino alla fontanella della stazione e bevvi fino a scoppiare. Cominciai a sentirmi meglio.Lentamente mi avviai verso casa di Elisa. Cercando di avere una faccia più o meno normale, suonai il campanello. Elisa corse alla porta e mi si gettò al collo. Il mio cuore si scaldò in un istante ricominciando a battere normalmente. Mi invitò ad entrare e in cucina c’era la madre che non smetteva mai di cucinare. La consideravo una mia seconda mamma, perché praticamente anche lei mi aveva cresciuta. Appena mi vide si asciugò le mani e venne ad abbracciarmi come fossi tornata dalla guerra. Ricambiai il gesto e sfoderai uno dei miei sorrisi raggianti che mise tutti di ottimo umore. Quei giorni insieme alle mie amiche furono ristoratori. Ebbi l’impressione che nulla fosse cambiato. Parlai loro di Alex con disinvoltura e tranquillità, come se niente fosse, senza pensare nemmeno per un attimo a tutta la storia che lo circondava. Rivissi la mia la vecchia vita con la spensieratezza di un tempo, con il cuore libero di chi sa che la vita è una cosa meravigliosa. Furono giorni pieni di affetto ed entusiasmo. Ma era giunto il momento di tornare a casa.

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