I ministri sono 31, ma a risaltare sono soprattutto tre nomi. Nel governo formato da Omar Hassan al-Bashir dopo le elezioni dello scorso aprile sono infatti cambiati i responsabili di Esteri, Difesa e Petrolio.
A occuparsi di quest’ultimo dicastero sarà Mohamed Zayed, che ha già ricoperto vari incarichi a livello statale e in aziende del settore. Ibrahim Ghandour, già assistente presidenziale, sarà invece il nuovo capo della diplomazia, mentre alla Difesa andrà, ad interim, il generale Mustafa Osman Obeid, attualmete a capo dell’esercito.
Il suo predecessore, e prossimo governatore di Khartoum, Abdelrahim Mohammed Hussein, è ricercato – come lo stesso presidente – dalla Corte penale internazionale (Cpi-Icc) con l’accusa di essere responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità nel conflitto del Darfur.
Era considerato uno stretto confidente di Bashir.
La settimana scorsa, insediandosi nuovamente alla guida del paese, Bashir (al potere dal 1989) aveva promesso cambiamenti politici, dialogo con i ribelli attivi in varie parti del paese e normalizzazione dei rapporti con l’Occidente. Anche nel nuovo governo, tuttavia, restano segni di continuità col passato, rappresentati in particolare dai ministri dell’Interno Ismat Abdul Rahman e delle Finanze Badereldien Mahmoud.
Un primo test delle reali intenzioni dell’esecutivo, sostiene poi il portale Sudan Tribune, sarà dato dalla decisione, attesa a breve, sulla possibile riapertura di quattro giornali, le cui pubblicazioni erano state sospese il mese scorso dai servizi d’intelligence e sicurezza.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)