In America, lo Stato con una maggiore diffusione della fertilizzazione in vitro (IVF) è la California, dove circa il 10% dei bambini nasce dopo l’uso di queste tecniche. Lo scorso ottobre un gruppo di ricercatori di Los Angeles ha pubblicato uno studio sui 4795 bambini nati nel 2006 e 2007 dopo manipolazione sia delle cellule uovo che dello sperma, confrontati coi 46025 bambini concepiti tradizionalmente, rilevando che i primi hanno una probabilità di malformazioni congenite pari a 1.25 volte i nati naturalmente; una differenza statisticamente significativa.
Nel complesso, i bimbi nati con malformazioni importanti che richiedono un intervento chirurgico sono 3463, cioè il 6,8%; il 9% di quelli nati dopo trattamenti IVF e il 6,6 % di quelli concepiti normalmente. In particolare si è visto che i bambini nati in seguito a IVF hanno più probabilità di avere malformazioni agli occhi (0,3% contro 0,2%), al cuore (5% contro 3%) e al sistema genito-urinario (1,5% contro 1%). Non avevano più malformazioni del normale i bimbi nati dopo trattamenti della fertilità meno completi, come l’inseminazione artificiale o l’induzione della ovulazione.
Dai dati di questo studio non è possibile desumere quanto di questo aumento di malformazioni sia iatrogeno, cioè dovuto alle manipolazioni cellulari e quanto sia dovuto ad una preesistente situazione anomala, la stessa che ostacolava una naturale gravidanza.
Ciò che è necessario affermare è l’opposizione a questa tecnica per i motivi qui espressi e comunque, lo sostengono i ricercatori di questo studio, che i potenziali genitori devono essere messi al corrente di questa maggiore probabilità di malformazioni e che anche su questa informazione si deve basare il consenso informato di chi richiede un trattamento di IVF.