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Nyerere:maestro-signore / Dossier "Missioni Consolata"-ottobre 2011

Creato il 07 ottobre 2011 da Marianna06

Il Tanzania a 50 anni dall’indipendenza

 

Tra rabbia e corruzione

 

È un sogno irripetibile, unico, eccelso, se sogni… Dio.

È capitato a lui, diverse volte, fino al 26 agosto 2010. L’Onnipotente gli rivelò: “C’è un albero nella savana del Tanzania: è simile ad un’acacia spinosa ed è ricercato pure dalle giraffe. Con le foglie amare, le radici e il tutto bollito in acqua ne farai una pozione. Sarà un farmaco che guarirà diabete, asma, cancro e altre malattie, compreso l’aids. Offri la bevanda al malato una volta sola, al prezzo di 25 centesimi (di euro) al bicchiere”. Così parlò l’Eterno in sogno.

Il privilegiato interlocutore dell’Altissimo è Ambilikile Mwasapila, di 76 anni, pastore in pensione della Chiesa luterana. Esercita questo nuovo servizio nel villaggio di Samunge, a 400 chilometri dalla città di Arusha. Il pastore, da mesi, è sulla cresta dell’onda: migliaia e migliaia di persone corrono da lui da ogni parte e con ogni mezzo, anche da altre nazioni, sottoponendosi a safari estenuanti, date le condizioni delle strade.

Qualche riccone raggiunge il reverendo in elicottero. Fra i benestanti spiccano membri del parlamento, graduati dell’esercito, imprenditori, commercianti. I risultati della pozione - si dice - sono lusinghieri. E le aspettative alle stelle.

 

Aids. Radio, televisione, giornali e cartelloni lungo le strade raccomandano la visita medica, affermando: “Puoi realizzare i sogni della tua vita anche se sei sieropositivo”. Ma sia lui (camionista senza scrupoli in fatto di sesso) sia lei (venditrice di cipolle lungo la strada, troppo accondiscendente per un paio di ciabatte) non si accontentano. Vogliono guarire: e, con loro, schiere di persone. Ben venga, allora, quel vecchio di 76 anni che…

L’aids è un iceberg mastodontico, cresciuto in fretta e furia: se ne tocca solo la punta con le esortazioni. Un paese africano che ne ha frenato il contagio è l’Uganda, processando anche le licenze sessuali tribali. Un atto di coraggio e verità.

In Tanzania il problema-aids è trattato con circospezione, per non esporre il contagiato a feroci ritorsioni. Però i dati clinici sono impressionanti. Per esempio: nel dispensario medico della missione di Makambako, i sieropositivi accertati sono pari al 17 % di quanti frequentano l’ambulatorio. È una cartina di tornasole modesta, data l’indagine numericamente contenuta, tuttavia eloquente. Senza scordare che tantissimi non sottostanno all’esame-aids.

Di più: l’iceberg dell’aids rimanda alla precarietà cronica e generalizzata del Tanzania. Il paese, a 50 anni dall’indipendenza, resta ancora “un paese in via di sviluppo”: dalla sanità malandata alla scuola parolaia, dall’agricoltura arretrata all’industria balbettante, dalle strade da gimkana ai servizi igienici… Senza generalizzare. Però ridurre la povertà del 19% entro il 2015, come programmato, è una chimera.

Eppure ovunque strillano cellulari, spiccano antenne satellitari e si ostentano computer. Ma sono “cosmetici” o indici di uno sterile prestigio individuale. Il denaro che circola non produce sviluppo, perché le infrastrutture sono insufficienti, gli investimenti risicati e manca la volontà politica di correre al riparo.

 

Sto battendo queste considerazioni sul computer. Fra un’ora mi fermerò, perché la carica sarà esaurita, essendo saltata la corrente elettrica. È avvenuto ieri e non è improbabile che succeda domani.

In Tanzania appena il 14% dei 43 milioni di abitanti usufruisce di elettricità, però senza continuità: infatti mancano 230 megawatt per soddisfare i bisogni anche della suddetta minoranza. I tagli di elettricità avvengono tre/quattro volte alla settimana per ore e ore, con ingenti danni economici per le aziende e lo stato stesso. Ogni giorno sfumano 2 milioni di euro. Nel frattempo le tariffe elettriche sono aumentate del 18%.

La situazione è sconcertante, anche perché l’azienda statale Tanesco (che produce e compra energia) ha contratto con l’impresa internazionale Dowans un debito di 46 milioni di euro, che non è in grado di pagare. Ma i 46 milioni sono un “debito” o un “ammanco”? La distinzione non è capziosa. Rimanda alla piaga “numero uno” del Tanzania: la corruzione degli uomini al potere e lo spreco di denaro pubblico. Un esempio: ogni deputato della legislatura che entra in parlamento percepisce 45 mila euro per l’auto personale!

In città non pochi poliziotti pretendono dagli automobilisti copiose “gratificazioni”, scatenando frustrazione e rabbia. Nel 2009 la gente linciò 83 poliziotti seduta stante!

L’africano (che la tradizione vuole paziente) sta diventando rabbioso di fronte ai politici inchiodati al potere da anni. In Tanzania, dal 1961, a dettare legge sono sempre e solo i membri del Partito della Rivoluzione, in barba all’osannato pluripartismo.

La giornalista Joyce Mmasi scrive: “Gli africani (tanzaniani compresi) si sono stufati della propaganda dei capi politici che non vogliono cambiamenti, né vogliono ritirarsi. Perciò hanno deciso di cacciarli via come ladri”. È successo in Tunisia ed Egitto. Accadrà in Tanzania? (1).

 

La Chiesa cattolica che dice? Recentemente il cardinale di Dar Es Salaam, Polycarp Pengo, ha stigmatizzato il comportamento di alcuni personaggi del governo, che si comportano in modo negativo verso i cittadini, nascondendo le loro malefatte con ogni mezzo: “Amano solo sentire notizie belle, decorative, anche se stupide”. Non amano i profeti, come Geremia, che dicono la verità. Nel passato i capi di Israele cercarono di sopprimere Geremia, fino ad imprigionarlo in una cisterna piena di fango (Cfr. Geremia 38, 6). Riferendosi a se stesso, il cardinale ha incalzato: “Se oggi o domani mi ucciderete, non importa. So quello che dico. E lo dico. Perché dovrei star zitto?”.

Il cardinale ha denunciato la politica delle “bocche cucite” dei politici e dei mezzi di informazioni di fronte alla corruzione. Circa i tagli di elettricità, si è chiesto non senza ironia: “Oggi Dio ci chiede forse di pagare la luce che non riceviamo?” (2).

“La corruzione è nemica della giustizia. Non riceverò ne offrirò bustarelle”: è la promessa di chi entra in politica fin dai tempi di Julius K. Nyerere. Però la rivista cattolica Mwenge commenta con sarcasmo: “Oggi molti affermano: Poiché la giustizia è nemica della corruzione, non difenderò affatto la giustizia” (3).

Coraggiosa è anche Enendeni. La rivista dei Missionari della Consolata chiama in causa lo stesso presidente del Tanzania, Jakaya Kikwete, rieletto nel dicembre 2010: gli rimprovera di essersi circondato di collaboratori indegni e incapaci. Così facendo, Kikwete mette in pericolo la pace, allargando sempre di più il fossato tra i pochi ricchi e i tantissimi poveri. E se, nelle manifestazioni qualcuno protesta, la polizia lo copre di bastonate.  “Questa è pace? Che vergogna per il nostro paese!”.

Emedeni non tace di fronte alla carenza di energia, e si domanda: con quale coraggio  Kikwete osa chiedere ai cittadini di pagare i debiti della Tanesco, mentre innalza il prezzo della luce? Inoltre: la mancanza di elettricità costringe al ricorso del fuoco a legna, per cucinare vivande, incrementando così le piaghe del disboscamento e della conseguente siccità.

“In Tanzania abbiamo perso la fiducia nell’ideale della fratellanza. L’abbiamo rimpiazzato con l’ipocrisia e l’egoismo” (4).

Egoismo ed ipocrisia: termini spietati nel paese del socialismo-famiglia (ujamaa) di Nyerere.

 

Ieri sera, nell’ora del tramonto, alcuni cattolici commentavano davanti alla chiesa di Makambako: “Qui, dove tutto è mercato, troppi individui hanno in testa solo i soldi, mentre hanno buttato via il cervello”.

Un detto swahili recita: “L’intelligenza è ricchezza” (akili ni mali). A Makambako, nonché in altre piazze del Tanzania, sta tramontando pure il sole dell’intelligenza e del cuore?

Francesco Bernardi

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1) Cfr. il quotidiano Mwananchi, 16 febbraio 2011.

2) Cfr. Ibid., 13 marzo 2011.

3) Cfr. Mwenge, novembre 2010.

4) Cfr. Enendeni, gennaio/febbraio 2011.

 

Nota/

L'ntero "dossier" è consultabile sulla rivista "Missioni Consolata" di ottobre 2011, diretta da p. Gigi Anataloni.IMC

Motivazione della proposta di lettura?

L'indipendenza del Tanzania dalla Gran Bretagna parte nel 1961,  ed è tutta un'ascesa più che positiva in termini di sviluppo ,con un presidente  molto "speciale", Julius Nyerere.Politico e uomo ancora oggi rimpianto.Appunto il "Maestro-Signore", come lo definisce nel dossier p.Francesco Bernardi, l'articolista.Il pastorello del villaggio di Butiama, che arriva a ricoprire la massima carica del nascente Stato. Ora Julius Nyerere, padre della patria,amatissimo dai tanzaniani ,  specie quelli con qualche filo bianco tra i capelli, quale cattolico praticante e  sopratutto uomo "giusto", potrebbe divenire...santo.

Sarà così?

P.Bernardi scrive : Se sono rose....

  

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

Nyerere_Julius
 

 


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