Poi ho visto un espresso bar dove servono la tazzulella di caffè meglio che a Napoli, che si chiama con una parola che in svedese vuol dire “coffee break”, ma che proprio grazie a quel suo nome è uno dei luoghi di Manhattan più fotografati dai turisti italiani. da: Ho visto le stelle e le strisce (reloaded) di Paolo Virzi V.S. GAUDIOsays: 10 giugno 2010 at 14:23 Il “café” è così che , per estensione, entra al “Fika”- espresso bar: è proprio la “vulva” napoletana, “a tazzulella” che niente ha a che fare con la “cafetiera” di Verona, dove è la “testa”, il “capo”, financo il “copricapo a cilindro” dei vigili urbani.
Per dire, tornando, al “café”, che un altro sostantivo-archetipo si deve a Napoli, oltre alla pizza: il “café” che si universalizza bevuto da “Fika”.
In Olanda, il locale pubblico come “Fika”, oltre che “koffiehuis” è anche “café”: se uno va al “Fika” in Olanda si dice che è arrivato al Café, ma se entra un lapsus, anziché “aan koffie zijn”(arrivare al caffè) possono “aan Café zijn”(arrivare al café). Che c’entra l’Olanda? Ma a Manhattan se ci sono i napoletani vuoi che non ci siano gli olandesi?