Outside non é uscito da molto (in Europa il 6 giugno guarda a caso come Arctic Monkeys e Tom Vek), ma é giá un classico. Una sapiente miscela di suoni ed influenze per il terzo album degli O’Death, il piú ben riuscito, quello che li puó finalmente annoverare tra i gruppi piú “bloggati“, che puó essere il trampolino di lancio per una fama piú diffusa e, sicuramente, meritata.
Il quintetto di New York risorge dalle proprie ceneri dopo un lungo stop dovuto alla lotta del batterista con un tumore, lotta che é andato molto vicino a perdere. Ecco che la morte ricopre un ruolo importante in questa band, non solo nel nome e nei testi ma anche nella vita reale.
L’album é un piccolo capolavoro di un genere abbastanza nuovo. Alcuni lo chiamano alternative country, altri gothic folk. Semplicemente é il classico folk americano reso commestibile per le nuove generazioni e noi europei rivestendolo di quegli abiti scuri cari a Johnny Cash e arricchendolo di nuovi suoni e melodie piú ricercate.
O’Death – Outside – Bugs
Gli O’Death riescono a proporci pezzi dolci come Bugs (con il suo cambio inaspettato) o Black Dress, che ricordano molto certi pezzi del Neil Young piú introspettivo (nome che non si puó non citare ogni volta che il cantante si avvicina al microfono), ma anche pezzi con atmosfere blues teatrali e sgangherate alla Tom Waits come Ghost Head e The Lake Departed oppure ballate dark affascinanti come Pushing Out o Back of the Garden, a chiusura dell’album.
Il meglio di sé lo danno comunque su certi pezzi dai tratti cupi e inquietanti, quasi minacciosi come la bellissima Alamar o Howling Through, dove questi ragazzi riescono, con il solo combinare di violini e banjo (classici della tradizione bluegrass) con melodie e ritmi, a creare certe atmosfere che ci si aspetterebbe da Nick Drake se dovesse scrivere la colonna sonora per un film di Tim Burton.
Questo disco merita di essere messo qui per intero (la prima canzone si puó scaricare gratis!):
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake