“‘O Mellunaro” era il venditore di angurie e di meloni, che a Napoli e nel napoletano vengono chiamati rispettivamente, “mellune ‘e acqua” (i rossi) e “mellune ‘e pane” (i gialli), nonché di “capuanèlle” (i meloni verdi), dalla scorza verdognola e raggrinzita, che si espongono ai balconi – legate con la paglia – per consumarle durante i cenoni di Natale.
Parimenti al dialetto napoletano, è interessante notare come anche in francese, l’anguria o il cocomero ha la stessa denominazione “melon d’eau” (melone d’acqua) a comprova della radicata comunanza linguistica.
All’inizio degli anni ’30 – quand’erano scomparsi gli ambulanti con la cesta in testa e il vassoio – Cesare Caravaglios divideva i “mellunari” in due categorie: di grotta e di piazza. Quelli di piazza, più vivaci, presidiavano grossi banchi. Qualcuno, per invogliare gli acquirenti, teneva una specie di asta al ribasso. Massima garanzia di qualità, la prova: un taglio sicuro e l’offerta, sulla punta del coltellaccio, di un triangolo rosso di mellone per verificarne la maturazione perfetta e la densità del sapore.
Il giorno più felice dei mellunari era il 14 agosto, per la Chiesa giorno di digiuno. Le popolane pie ma affamate si lancivano su quel cibo consentito dalle sacre norme. Il mellone, si sa, è multiuso. Ricordate la voce antica? «Jammo, nu sordo: mange, vive e te lave ‘a faccia».
Nelle loro grida, i venditori puntavano soprattutto sul richiamo al fuoco e all’inferno. «Teneno ‘o fuoco d’ ‘o Vesuvio ‘ dinto», «’Nce sta ‘o diavolo ‘a dinto: vih, che fuoco ‘e ll’inferno», «S’è apicciato ‘o ciuccio cu tutta ‘a carretta, oh anema d’ ‘o ffuoco». Il riferimento alla carretta indica una terza categoria di mellonari, quelli ambulanti, che girovagavano per le vie ed i vicoli con un carretto trainato da un asino, sul quale era riposta la loro merce.
Caravaglios annota un altro grido, assi spiritoso, sempre ispirato all’immagine del fuoco: «Chiammate ‘o carro d’ ‘e pumpiere».
Ancora una voce perduta: «Appienne, ca te dongo ‘o chiuovo, appienne mellune sanguigne». L’omaggio di un chiodo per appendere il mellone al balcone; quasi mai la promessa del chiodo veniva mantenuta.
‘E mellune fanno ancora parte rilevante della dieta, soprattutto estiva dei napoletani. L’ambulante non ha più il carretto, ma un grande camion che si ferma – quando può, nel traffico caotico – agli angoli delle vie. Il venditore specializzato apre invece stagionali “negozi” all’aperto, magari protetti dal sole da una tettoia di paglia, soprattutto lungo le strade che collegano la città con la provincia. Accanto alle montagne rosse e gialle, una vetrinetta in cui sono esposte invoglianti fette raffreddate da stecche di ghiaccio. I nottambuli si fermano volentieri, la bottega non chiude mai ed è sempre presidiata contro i ladri.
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