Magazine Diario personale

‘O ‘Ncenziere

Da Antonio

Era un venditore ambulante, o meglio vagabondo, d’incenso, che andava da un capo all’altro della città irrorando fumi di incenso a destra ed a manca, come rimedio contro il malocchio e la mala sorte. La figura d’ ‘o ‘Ncenziere di solito era rappresentata da un omone dalla gobba pronunciata, che camminava lentamente a causa di una malformazione delle gambe, vestiva con pantaloni alla zuava, camicia scura sotto un frac dismesso con fregi ed orpelli vari, nonché in testa recava una feluca inghirlandata di amuleti, (ciondoli di piccoli gobbetti di color rosso, larve di serpenti, scheletri rinsecchiti di rane).
L’incenso, che irrorava e vendeva (a suo dire) serviva a tener lontano Jettatori provetti di malocchi ed a scacciare la scalogna, che si era insinuata in un negozio, in una famiglia pronunciando la cantilena celebre: «Aglie, fravaglie, e fattura ca unu quaglia».
‘E ‘ncenzieri, come i sacerdoti dell’antico Egitto, erano veramente convinti del potere dell’incenso e biascicando la vecchia litania: «‘Na carta ‘e ‘ncienze, ‘nu sorde! ‘Ncienze sante, ‘ncienze ricche! Sciò, sciò, ciucciuvè! Male lenghe, uocchie sicche!», facevano intendere di essere capaci di annullare ogni malefico sortilegio e rendevano il luogo, asperso di incenso, immune. dalle fatture, che recavano malocchi.



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