Obama e Romney, serata a New York con l’arcivescovo Dolan, gli sfidanti si affrontano a colpi di battute per il voto cattolico

Creato il 20 ottobre 2012 da Wally26

Da La Stampa

Il menù è spettacolare: aragosta, agnello con risotto al tartufo bianco, e mousse di cioccolato alla frutta tropicale. Non è questo, però, che convince Obama e Romney a sedersi nello stesso tavolo e sfottersi ferocemente all’hotel Waldorf Astoria.  L’unico evento sociale che li riunisce durante la campagna, dibattiti a parte, è la cena organizzata giovedì dal cardinale di New York, Timothy Dolan, per la raccolta fondi della «Al Smith Foundation».

I due candidati si prestano al gioco, che frutta 5 milioni di dollari in beneficenza per l’arcidiocesi, perché in ballo c’è il prezioso voto dei cattolici. Circa sessanta milioni di ambitissimi «swing voters», cioè gli elettori che cambiano posizione di campagna in campagna. Quattro anni fa avevano votato per Obama, 54% a 45%, sfidando le indicazioni della gerarchia. Stavolta il mormone Romney spera di riprenderli grazie alla riforma sanitaria, che obbliga anche le istituzioni cattoliche a pagare i contraccettivi alle dipendenti, e ha spinto proprio Dolan a fare causa al governo in nome della libertà di religione.

Ma la regola della cena dedicata ad Al Smith, primo cattolico a diventare governatore di New York e candidato alla Casa Bianca, è l’umorismo. I politici vengono qui per godersi una tregua dagli attacchi della campagna e sfottersi a vicenda. Da Eisenhower in poi lo hanno fatto tutti i presidenti, e dopo la sfida del 1960 tra Kennedy e Nixon è diventato un rito per i candidati alla Casa Bianca passare da qui. Tranne quando sono indesiderati, come Bill Clinton e John Kerry, non invitati a causa del sostegno per l’aborto. Molti fedeli avevano chiesto a Dolan di fare lo stesso con Obama, ma il cardinale ha resistito: «Se cenassi soltanto con i santi, mangerei sempre da solo».

Questo però non significa che Barack e Mitt possono risparmiarsi l’umorismo crudele della serata. Infatti Al Smith, pronipote del governatore, l’apre così: «Romney è una persona molto generosa: ogni anno dona il 10% dei suoi guadagni in beneficenza». Applausi in sala. «Peccato che l’organizzazione caritatevole a cui li regala sia il governo federale»: colpo basso, per le poche tasse che Mitt paga. Subito dopo tocca ad Obama: «E’ dura, presidente, correre contro un avversario che ha più figli di quanti posti di lavoro lei ha creato in quattro anni! Però guardiamo agli aspetti positivi. Gesù ci ha insegnato che è più facile per un cammello passare dalla cruna di un ago, che per un ricco entrare nel Regno dei cieli. Ecco, pensate quello che volete dell’economia, ma Obama ha reso molto più facile l’ingresso in Paradiso per molti americani».

La parola passa a Romney che, osservando il frac con cui è vestito, comincia a sfottersi: «Dopo una dura giornata di campagna elettorale, è bello rilassarsi indossando ciò che porto ogni sera in casa». Il primo calcio è per Biden: «Peccato che non sia qui, perché lui ride per qualunque cosa», come ha dimostrato nel dibattito con Paul Ryan. Subito dopo, però, tocca ad Obama: «Come avete visto, la disoccupazione è scesa al 7,8%, e il presidente ne ha approfittato per lanciare un nuovo slogan agli americani: non state meglio di quattro settimane fa? Comunque sia, in una campagna così dura è bello avere qualcuno a cui appoggiarsi: io ho mia moglie Ann, Barack ha Bill Clinton». La platea è fatta di personaggi tipo Bloomberg, Andrew Cuomo, Kissinger, e finanzieri come il Ceo di Bank of America Moynihan. Perciò Mitt attacca: «Il presidente è arrivato alle ultime settimane del suo mandato, e guardandovi starà pensando: che peccato! Così poco tempo, e così tanti soldi da ridistribuire!». Uno schiaffo vola anche per la disputa tra la Chiesa e governo sugli anticoncezionali: «Spero che il cardinale faccia sentire la sua voce, trasformando il vino di Obama in acqua, e la mia acqua in vino».

Il podio passa al presidente, che attacca dalla Convention di Tampa: «Prego, prendete posto, altrimenti Clint Eastwood vi frega la sedia». Anche Barack sfotte Biden: «Molti mi chiedono: cosa ti è successo? Dov’è finito il tuo sorriso, il tuo smalto? E io rispondo: Joe, per favore, piantala! Sto cercando di condurre un consiglio dei ministri qui!». La sala ride, e Obama ne approfitta: «Come vedete, sono rigenerato e pieno di forze, dopo la pennichella che ho fatto durante il primo dibattito televisivo a Denver. Pochissimi americani non lo hanno seguito, e io ero tra loro. Il prossimo sarà sulla politica estera, e mi preparerò come per il primo… No, scherzo: lo dico solo per innervosire il mio consigliere Axelrod. Però vi do un avvertimento, per non rovinarvi lo spettacolo: abbiamo preso Osama bin Laden».

Finita l’autoflagellazione, arrivano le frustate per Mitt: «Oggi pomeriggio sono andato per negozi sulla Fifth Avenue, a cercare un regalo da acquistare. A quanto pare, anche Romney ci è andato, per cercare qualche negozio da comprare». Infatti è vero che c’è la crisi, «ma volevo sottolineare che la disoccupazione è scesa al 7,8%». Silenzio nella sala, che si aspetta uno scherzo: «No, non ho battute su questo. Ho solo pensato che fosse bello ricordarlo».

Romney chiude l’intervento garantendo alla platea che è un suo alleato, sui temi della vita e l’aborto. Obama non può farlo, e quindi punta sulla «speranza» che nasce dalla giustizia sociale. Dolan concede qualcosa ad entrambi, dicendo che «bisogna stare sempre dalla parte dei più deboli: i bambini nascituri, come i poveri senza assicurazione sanitaria». Poi però difende la libertà di religione, offesa dalla riforma del presidente, e l’applauso con cui la sala saluta Romney non lascia dubbi su dove batte il cuore dei leader cattolici quest’anno.


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