Obama y el comandante - da this is cuba

Da Astonvilla
Recentemente il Presidente Obama ha intrapreso un viaggio di quattro giorni, dal 19 al 23 Marzo, in America Latina alla ricerca di consensi, accordi economici ora che si contende la leadership d’interesse con il gigante cinese. Brasile, Cile ed El Salvador sono state le tappe; qualche successo e anche alcune incomprensioni. L’America Latina ora può poggiare su alternative economiche importanti e anche sull’ Alleanza Bolivariana per le Americhe, ideata da Fidel Castro e dal Venezuela di Hugo Chavez. In questo clima di cambiamento importante quindi la presenza del Presidente Americano a ribadire la collaborazione (e non subordinazione) statunitense con i popoli latino-americani.

Nonostante l’interesse primario dei media non si sia scostato, come prevedibile, dalla scottante questione libica, il viaggio, soprattutto all’interno degli States è stato monitorato con l’attenzione che merita.
Le opinioni sul Presidente statunitense sono diverse e effettivamente anche noi non capiamo, al momento, le opere che sta realizzando durante il suo primo mandato. Obama sembra più un opportunista, che si muove col fare camaleontico del politico esperto, più che un paladino della giustizia con punti fermi ed inamovibili. Affianca ad una indiscutibile capacità dialettica un’indecisione pratica.
Può essere che questo fare mediatorio sia già legato all’assicurarsi delle chance da giocarsi per la rielezione.
Obama è stato molto criticato, anche nelle Riflessioni di Fidel Castro, per atteggiamenti che sembrano andare nella direzione opposta a quelli auspicata per la risoluzione dei “conflitti” diplomatici tra i due Paesi.
Di certo non aiutano le posizioni facinorose, offensive e fatte di niente, come quella di alcuni rappresentanti di certe Associazioni Nazionali pro Cuba, in cui i toni che aleggiano non hanno nulla di costruttivo o perlomeno non fanno certo onore a Cuba.
Ne riporto una che mi ha particolarmente colpito, in negativo, anche a fronte di colui che l’ha: Il Presidente degli Stati Uniti B. Obama in visita di stato in Cile ha avuto il coraggio di dire che a Cuba si devono rispettare i Diritti Umani. Brutto bastardo, stai massacrando la popolazione libica e hai la faccia come il c*** di fare certe affermazioni. Il Premio Nobel per la Pace dovresti infilartelo nel c***! Perché non hai chiesto scusa al popolo cileno xchè gli USA hanno appoggiato il golpe contro Allende? Ora visiterà il Salvador. Chiederà scusa a questo paese per le migliaia di vittime degli squadroni della morte finanziati dalla CIA negli anni ’80? Chiederà scusa x la morte di Monsignor Romero il cui assassino era al soldo dell’Ambasciata USA a San Salvador?
Se Cuba, insegna loro che ogni conflitto deve essere risolto con il dialogo, sarebbe forse il fatto di approfondire le modalità con il quale gli stessi devono essere . Fidel Castro e la Cultura Cubana, hanno sempre condannato il blocco economico ma hanno imbastito un livello culturale in grado di contrastare sentiment antistatunitensi che paiono invece proliferare in queste occasioni in Italia.
Nella riflessione del 21 Marzo, Fidel Castro ribadisce: Non voglio dare l’impressione di provare odio nei suoi confronti (ndr: Obama), e ancor meno verso il popolo degli Stati Uniti, a cui riconosco il contributo di molti dei suoi figli alla cultura ed alla scienza.

Obama - intervento in Cile - Marzo 2011Ma i tempi sono maturi per virare in altra direzione e ciò dipende anche da quanto si riuscirà ad isolare questi singoli individui che credono di fare gli interessi di Cuba. Cuba continua a liberare i dissidenti, la maggior parte dei quali arrestati durante il giro di vite del 2003. Solo nell’ultima settimana sono stati rilasciati altri due dissidenti e con questi tutti i 75 previsti. Tra questi anche Oscar Elias Biscet, in carcere con l’accusa di aver organizzato attività contro lo Stato. L’accordo per il rilascio era stato siglato qualche mese fa con la Chiesa Cattolica e la Spagna e i cubani rilasciati, non devono neppure andare in esilio in Spagna, come prevedeva inizialmente l’accordo. E il Governo cubano non interviene nei confronti di una blogger patetica, che non ha più alcuna argomentazione e che agli occhi di tutti gli esperti appare più una mercenaria che una paladina dei diritti umani. Per gli Stati Uniti sono tutti segnali importanti, anche se ancora insufficienti.
Obama, in viaggio in Cile è stato oggetto di critiche per le parole che ha riservato alla situazione a Cuba. Obama ha essenzialmente detto che Cuba deve corrispondere alle iniziative da lui prese, frase che effettivamente sembra essere una distorsione concettuale di ciò che è avvenuto dall’inizio del suo mandato ad oggi. “Le cariche dello Stato cubano devono fare azioni significative nel rispetto dei diritti umani del popolo cubano, non perché gli Stati Uniti insistono su questo punto, ma perché il popolo di Cuba merita queste aperture”. (vedi video)
Tutti si affidavano all’elezione di Obama per sancire la fine di un blocco anacronistico. Eppure il bloqueo è ancora presente e, per quanto assurdo, gli statunitensi non capiscono come questa continua loro ingerenza nella sovranità altrui, sia alla base della proliferazione del terrorismo oltre che di un sentiment antiamericano diffuso in tutto il mondo.
Il mandato di Obama avrebbe dovuto passare dalla riforma sanitaria, per poi concentrarsi sulla politica estera e mostrare un atteggiamento più rispettoso, dove la democrazia statunitense può ancora essere paladina dei valori universali nel mondo in cui crede, ma senza levarsi a giudice onnipotente, bensì potenza mondiale in grado di applicare una politica economica e militare in grado di collaborare con gli altri popoli, senza inventarsi triste guerre con altrettanto tristi scuse.
Le parole di Obama verso Cuba sono state accolte con freddezza nella sala cilena e non rispettano, per quanto particolare e con molti errori, cinquant’anni di Storia, ostacolata in ogni modo dagli USA. Obama avrebbe dovuto scusarsi per queste azioni, e per tutti gli attentati perpetrati dalla CIA in questi decenni.
Obama avrebbe dovuto scusarsi anche per il ruolo che gli Stati Uniti hanno avuto nel colpo di stato contro il Presidente Salvador Allende, ammettere la propria parte di colpe in un eterno dualismo che ancor oggi sta dividendo due popoli e ne sta martoriando uno.
D’altro canto Fidel Castro, soldato delle idee, è altrettanto egoista nelle proprie riflessioni, nel non rilevare nulla di anomalo in un unico giornale che anziché informazione si preoccupa di fare propaganda, in un sistema economico colmo di falle poi esacerbate dallo stesso bloqueo, e soprattutto in una incapacità di non lasciar vivere  la Rivoluzione al di fuori del cognome Castro.

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