Tempo fa abbiamo anticipato che la BCE (Banca Centrale Europea) avrebbe alzato il tasso di riferimento, e così è stato. Il costo del denaro è stato portato dall’1 all’1,25%, un rialzo modesto se si considerano i tassi europei e italiani del passato, ma notevole se guardiamo alla Gran Bretagna, al Giappone e agli Stati Uniti, dove i tassi oscillano intorno allo zero. Quali saranno gli effetti che produrrà questo provvedimento per le famiglie italiane? I diretti interessati del movimento dei tassi sono obbligazioni e mutui.
In questo momento, visto il piccolo rialzo, i tassi delle obbligazioni hanno subìto un lieve ritocco all’insù. I titoli come Cct e Btp legati all’inflazione, oggi arrivano ad offrire un rendimento del 2,80% lordo (poco sopra l’inflazione). Le previsioni sono per ulteriori rialzi (un paio di volte) entro l’anno, durante il quale probabilmente la Bce arriverà a portare il tasso, in modo graduale, fino all’1,75%. E per fine 2012 il tasso di riferimento potrebbe
arrivare al 2,50%. In prospettiva quindi sarebbe consigliabile diversificare il portafoglio obbligazionario con titoli a tasso variabile, come appunto Cct e Btp collegati con l’inflazione, che potrebbero offrire rendimenti fino al 3,50%, sempre lordo. Da tenere in considerazione anche le obbligazioni agganciate all’Euribor.
I depositi online si sono già adeguati, tenendo come riferimento i tassi Euribor. Quelli vincolati rendono qualcosa in più. Offrono tranquillità e liquidità del denaro investito e tassi anche fino al 3% lordo, ma con la tassazione degli interessi al 27% e l’inflazione al 2,5%, i margini per difendere il capitale dall’erosione del suo valore sono veramente minimi, se non nulli. Stesso discorso vale anche per i Bot e i Pronti contro termine, per i quali non è certo un quarto di punto in più che potrà difendere il capitale dal costo della vita.
Per quanto riguarda le azioni, la Borsa non ama in genere i rialzi dei tassi. Ma questo è piccolo e significa quindi che c’è una timida ripresa economica ed inoltre è già stato scontato nei prezzi. Con i tassi in crescita sono favoriti i titoli finanziari, molto sensibili al rialzo o ribasso dei tassi.
Altri diretti interessati dai movimenti dei tassi sono i mutui. Costeranno di più, e le rate di aprile sono già salite, anche se non di molto. Per il momento il tasso variabile rimane ancora una soluzione conveniente. Chi ha un mutuo a tasso variabile ventennale di 100.000 euro si troverà a pagare circa 20 euro in più al mese, mentre lo stesso mutuo a tasso fisso costa circa 140 euro in più al mese rispetto al variabile. E’ chiaro che oggi il tasso variabile costa molto meno del fisso, ma quest’ultimo, psicologicamente può essere più tranquillizzante. E in futuro cosa succederà? Ci troviamo in un periodo di aumento dei tassi, anche se graduale, e ognuno deve fare i conti in base alle proprie esigenze personali.
Dunque, tasso fisso o variabile? Cerchiamo di analizzare il problema nel prossimo articolo.
(Segue seconda parte)