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Obiettivo: Quirinale. Inizia la settimana di passione. Gli anatemi di Silvio il bugiardo.
Creato il 15 aprile 2013 da Massimoconsorti @massimoconsortiDa Berlusconi non compreremmo mai un'auto usata, dopo il primo chilometro fonderebbe le bronzine. Né un cellulare, nella confezione si troverebbe solo segatura. Tanto meno ci verrebbe in mente di votare un suo candidato a una qualsiasi carica, compresa quella di stalliere supplente ad Arcore. Non sappiamo per quale ragione ma, a memoria, Silvio è l'unica persona al mondo che se dice una cosa, ci viene la tentazione di fare il contrario. È più forte di noi, una sorta di antipatia a pelle unita a una idiosincrasia totale per tutto ciò che sa di plastica, di tarocco, di falso. Certo che, da quando c'è lui, questo Paese è diventato il regno incontrastato degli ignoranti e dei profittatori, dei nani e delle ballerine, delle giovin donzelle travolte da un quarto d'ora di fama immeritata e un futuro marchiato a fuoco, come Milady De Winter di Dumas. Per cui, se Silvio dice di non volere Romano Prodi al Quirinale, pena un espatrio forzoso alle Cayman (conosce un ristorantino niente male), noi iniziamo a fare un tifo sfegatato per il Professore al Colle. Dei due negletti nominati da Silvio a Bari, Gino Strada e Romano Prodi, propendiamo decisamente per il secondo, vedendo nel fondatore di Emergency un ministro della Salute con le palle, che torni a far valere i diritti del malato sanciti dalla Costituzione, insomma, l'uomo giusto al posto giusto, cosa che in Italia è sempre stato un optional. Gli anatemi di Silvio, ovviamente, sono di natura preventiva. È vero, ci sono personaggi che teme più della peste, perché sa che lo conoscono benissimo e, a proposito di auto usate, neppure loro ne comprerebbero una nell'autosalone di Cologno Monzese. Poi arriva il dissanguatore finale degli italiani, il famigerato Monti the Pyton, che da Fabio Fazio dice che occorre una larghissima maggioranza per eleggere il presidente; che raggiungere l'intesaPd/Pdl, con Lista Civica a reggere il moccolo, è l'unica soluzione possibile per il Paese; che un presidente eletto al primo turno, frutto di un inciucione, sarebbe la soluzione migliore per questi cazzo di mercati che ormai non se ne può più. Monti è un altro che ci indispettisce da sempre. Lo guardiamo in faccia e ci viene la voglia di prendere una vanga. Il Professore2 (l'1, diritto di anzianità, è Prodi) è talmente tronfio, pieno di sé e dei suoi miracolistici interventi, che è riuscito a far aumentare tutto: disoccupazione, debito pubblico, fabbisogno dello stato, consumi, beni primari, sfiducia, pessimismo, qualunquismo, espatri e qualità della vita. Oggi ci sono ancora i boat people che arrivano a Lampedusa, ma mica per restare in Italia, per andarsene velocemente in Germania. Nell'immaginario collettivo degli abitanti del bacino del Mediterraneo non siamo più un sogno, siamo diventati l'incubo peggiore, la terra di mezzo fra la fame e la prosperità. C'è da dire anche che oggi il papà di Gaia, incontra gli industriali di Confapri, l'associazione presieduta da Arturo Artom che, come dice l'Huffington Post, è l'ufficiale di collegamento fra il M5S e le imprese. Casaleggio andrà ad illustrare i contenuti della Grillonomics mentre gli industriali, tutti ex berluschini, proporranno la loro ricetta per diminuire il debito pubblico. Artom, uno di quelli che ci ha causato una serie infinita di incubi notturni dopo il collegamento con Piazza Pulita, è il fautore dell'eutanasia delle imprese in difficoltà. In poche parole dice: “Ci sono imprese che non ce la fanno? Lasciamole spegnere serenamente e investiamo i soldi della Cig nel reddito di cittadinanza”. Un altro dei pallini di Artom è il dimezzamento del pubblico impiego, una via di mezzo fra i “mangiapane a tradimento” di Brunetta e “con la cultura non si mangia” di Tremonti, da mandare a casa senza passare dal via. Ancora un pallino sono i cento miliardi di debito della PA nei confronti delle imprese, poi l'abolizione dell'Irap, poi i ritocchi dell'IVA. E, tanto per predisporre al meglio l'animo degli industriali trevigiani e lombardi, ieri Grillo, a stretto giro di post, ha fatto sue le preoccupazioni di Sergio Squinzi che, dal palco di Torino, ha lanciato l'ultimatum di Confindustria alla politica. Domanda: ma i grillini conoscono le proposte economiche del loro Movimento? E ancora: sanno che tipo di rapporti ci sono fra Artom e Casaleggio? Perché, degli incontri che hanno tenuto prima delle elezioni, non c'è stata una diretta streaming?
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