Occupant, quella casa in affitto

Creato il 11 aprile 2012 da Soloparolesparse

Non è bastato l’esempio dell’ex ministro Scajola (per non parlare di Bossi) a capire che se vi regalano una casa o ve la offrono a prezzi stracciati c’è dietro qualcosa che non quadra.
C’è cascato anche il protagonista di Occupant, ottimo thriller di Henry Miller, capce di un crescendo di tensione davvero funzionale.

La nonna di Danny muore per un infarto e il custode del palazzo in cui vive consiglia al ragazzo di occupare l’appartamento di 350 mq per il quale la donna pagava un affitto di soli 675 dollari e cercare così di ottenere l’assegnazione dello stesso contratto locatorio.
Ad aiutarlo c’è anche un avvocato che gli consiglia di rimanere barricato in casa per 12 giorni, il tempo di ottenere l’assegnazione dal tribunale.

Solo che rimanere chiusi in casa non è semplice.
Inoltre strani fenomeni sembrano accadere nell’appartamento. Un buco nel muro che è impossibile da sigillare, le scarpe della nonna che continuano a tornare al loro posto, la ragazza che invita a cena che…
Tutto è più difficile di quello che sembra.

Van Hansis è molto bravo e regge il peso di un film in cui è sempre al centro dell’attenzione.
Ma è il modo in cui Miller racconta la vicenda che fa di Occupant un lavoro degno di essere goduto a pieno.

L’inizio con l’infarto della nonna è già un colpo secco che fa presagire un proseguio degno.
Ed infatti si prosegue su una linea di tensione, di dubbi, di paure, di domande senza risposte che fanno fremere sempre più il protagonista e lo spetttatore.

Qualcosa non funziona in quella casa, ma soprattutto qualcosa non funziona nelle persone che avvicinano Danny.
Il più inquietante è il custode, uno splendido Thorsten Kaye che però sembra essere l’unica persona di cui potersi fidare.
Una mano la darebbe anche l’avvocato, ma allora perchè poi sparisce e non si fa più trovare?

E dubbi ci sono anche sulla bella Sharline, videoblogger d’assalto che si presenta spudoratamente nella vita del ragazzo al momento giusto.
Cody Horn tra l’altro è estremamente sexy.

Insomma un clima di inquietudine continua che stuzzica chi guarda e porta verso il baratro il protagonista.
E man mano che la situazione peggiora e la mente di Danny accusa i colpi, ecco che anche la macchina da presa di Miller si fa più nervosa ed il montaggio frenetico, allucinato.

Fino ad arrivare ad un finale tragico al culmine della follia.


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