Non una riga sulla stampa italiana, riguardo a quel che sta succedendo in USA. Forse perché laggiù non si usano le manifestazioni oceaniche che vanno qui da noi, dove se non c’è almeno un milione di persone non conta. O forse perché è sempre sconsigliabile raccontare di proteste e rivolte, non si sa mai.
“Occupy Wall Street” è la parola d’ordine. Sta andando avanti da giorni, precisamente dal 17 Settembre, e l’obiettivo è continuare ad oltranza piazzando tende e rifiutando di muoversi. Il fulcro della protesta è la richiesta di intervento legale contro lo strapotere della finanza, delle banche e delle corporations, ma si sono aggiunte istanze ambientaliste, contadine, antirazziste.
La Polizia ha già compiuto più volte il suo dovere. Gente arrestata perché indossava la maschera antigas (toh!), perché è entrata nelle banche, perché ha attraversato posti di blocco a piedi. Poi le solite manganellate e uso di gas e spray (qui un video, qui foto). Anche il New York Times si è deciso finalmente a compiere il suo dovere, con un articolo in cui chiama la protesta “un carnevale”.
Nel frattempo, la protesta si diffonde nelle altre città americane. Scendono in strada a Los Angeles, viene lanciata “Occupy Chicago”, dove si piantano tende davanti al distretto finanziario, e anche a San Francisco si avvia “Occupy Financial District”.
Su Internet c’è un gran fermento per l’iniziativa, sia su Twitter che sui forum che su Huffington Post, unico media a seguire da vicino il movimento. Il resto dei media, come possiamo immaginare, tace, accusa o invoca l’intervento della Polizia per ristabilire l’ordine.
http://crisis.blogosfere.it/2011/09/occupate-wall-street-e-anche-gli-altri-posti.html