Dopo la thriller-elezione del Presidente della Repubblica, nulla nel Pd sarà mai più come prima. Il padre fondatore tradito da 101 misteriosi franchi tiratori, le dimissioni della segreteria, l’appoggio forzato ad un governo di larghe intese che ha fortemente deluso la base. Il Caimano è tornato ed è più vivo che mai, tanto in salute da tenere in pugno le sorti del governo Letta. Se fino a pochi mesi fa l’ipotesi di un esecutivo finalmente diverso era quasi realtà, con la coalizione guidata da Bersani che si avvicinava a grandi falcate a quello che tutti pensavano sarebbe stato un successo elettorale scontato, ora le cose sono profondamente diverse. La lotta per una politica trasparente nel palazzo e attiva nella piazza è stata rilanciata, all’interno della struttura democrat, da un nutrito manipolo di scontenti e delusi. Sono loro i creatori di quel laboratorio di idee e dissidenza politica chiamato Occupy Pd. La genesi del nome è semplice: nel giorno della rielezione di Napolitano al Colle, molti tesserati del Pd manifestano il loro disaccordo verso la scelta del Parlamento occupando la sede torinese di via Masserano. Non solo, al suo interno viene autoconvocata un’assemblea chiamata significativamente Pallacorda, da cui emergono richieste di rinnovamento, “reset” della classe dirigente interna al partito. Il gesto è spontaneo ma colmo di significato, in grado di esprimere tutto il malessere di individui che credevano in un’Italia migliore passando per la via delle istituzioni e si sono visti crollare addosso speranze e sogni nell’arco di pochissimi giorni. I mass media se ne accorgono e ne parlano in abbondanza, da allora è ascesa. Piazzapulita, Agorà, le testate nazionali. Quella dell’Occupy Pd diventa una creatura mutevole e di difficilissima definzione, formata da menti radicalmente diverse tra loro e indirizzata verso non si sa quale direzione. Per fare chiarezza, Paolo Furia e Matteo Cavallone, rispettivamente segretario regionale e provinciale dei Giovani Democratici, raccontano Occupy Pd e spiegano che cosa sia per loro la buona politica.
Articolo e intervista di Matteo Fontanone.