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Oculata e occulta

Da Marcofre

La narrativa dovrebbe essere oculata e occulta.

Lo scriveva Flannery O’Connor. Grazie a questa affermazione possiamo comprendere come buona parte delle storie in circolazione (in libreria; in televisione), siano sbagliate.
Per quale ragione dovrebbe essere così? La domanda giusta è un’altra in realtà, ed è quella che chiede:

Se scrivi in maniera oculata e occulta, chi diavolo ti capirà?

Per prima cosa, scrivere in maniera oculata e occulta non vuol dire riempire la storia di paroloni e di espressioni altisonanti, in modo che il lettore possa dire: “Eh, si vede che questo ha studiato”.
Può darsi che abbia studiato, ma non è detto che sappia raccontare una storia. È incapace di comunicare.

Il punto è che si crede che si debba usare il linguaggio dell’uomo e della donna della strada, per entrare in sintonia con costoro. Se ci si discosta da questa regola aurea, si diventa “intellettuali”. Chi la pensa così, sbaglia.

Perché ritiene che le persone con poca istruzione siano incapaci di intendere. E perciò se scrivi in maniera oculata e occulta, la maggior parte del pubblico lo perderai per strada.

D’altra parte, l’istruzione spesso è sopravvalutata. Fioriscono corsi per educare le persone disagiate a essere migliori. Eppure sono la maggior parte della popolazione mondiale, e se non ci hanno fatto ancora a pezzi, lo si deve a un fatto.

I disagiati siamo noi.

La testa. Se la testa comprende (non importa i corsi o gli studi che ha fatto), che esiste un mistero, e occorre provare a indagarlo, allora quando trova qualcosa di scritto in maniera oculata e occulta, capirà.

Ma non saranno moltissimi coloro che hanno il coraggio di mettersi in discussione.

Le storie di casi umani, dovrebbero trovare spazio su riviste, o giornali. Ciascuno di noi è circondato da casi umani, e per essi proverà compassione o pietà. Ma se li desidera leggere, probabilmente siamo alle prese con un guardone.


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