Magazine Diario personale

Ode alla sabbia

Da Silvia
Ode alla sabbia I ricchi, a quest'ora hanno già prenotato le vacanze estive. Dieci giorni a fine giugno, temperatura mite, giornate infinite, pochissime persone, isole da stuprare e scoprire da soli, barche da parcheggiare a pochi metri dalla costa, la possibilità di navigare con il vento in poppa, scalare montagne silenziose e brillanti. Poi altri giorni a luglio da godersi nei luoghi opposti al primo, se è stato mare sarà montagna e viceversa , poi ancora agosto nella residenza estiva di famiglia, lontani dal clamore, dalla confusione, dal disordine dalla calca. I poveri, a tutt'oggi non hanno idea di cosa potranno fare ad agosto. I poveri vanno quasi sempre in vacanza ad agosto, sono obbligati dai turni festivi, dai propri lavori. I poveri aspettano l'ultimo momento quasi sperando possa accadere qualcosa, un invito inaspettato, un'offerta last minute, un'occasione. Invece di solito, dopo un anno intero passato a faticare, due mesi di centri estivi costosissimi dove lasciare i propri figli, sotto il sole a piombo, in piena periferia arroventata, con animatori che hanno una media di 14 anni in due, dove servono piatti di pasta scotta al sugo pronto e merendine transgeniche, non accade proprio nulla e bisognerà prenotare, al mare od in montagna, poco importa, il povero prenota all'ultimo, ad agosto quando il tempo inizia a guastarsi, le giornate si accorciano, i prezzi sono triplicati, si mangia male, si sta stretti come sardine nelle scatole di latta, la stanchezza di un anno ti mangia la schiena, e le persone si ungono dalla testa ai piedi di olio al cocco. I poveri non si incontreranno mai con i ricchi, come linee parallele che corrono durante le estati all'infinito. I poveri frequentano montagne basse e mari poco limpidi, di un colore preoccupante, ma si consolano dicendo che per i bambini è perfetto, c'è tutto (il mare con la sfumatura del cappuccino quotidiano passa addirittura in secondo piano se c'è un supermercato vicino a casa, un parco giochi ed una farmacia limitrofi). I poveri partono con la macchina piena di cose poco coordinate fra loro per colore e forma, valigie chiuse con il nastro da pacchi, trolley tartarugati presi in prestito dalla vicina, lettini, carrozzine, box e pannolini legati sul portapacchi con gli elastici a scatto (pericolosissimi perchè possiedono un raggio d'azione di circa 10 metri quadrati),hanno la spesa nel porta bagagli (così risparmiamo comprando tutto vicino a casa), infatti, ad ogni frenata sull'autostrada rotolano pacchi di sale, olio in vetro, patate d'Avezzano, creme solari e passate di pomodoro. I poveri si portano dietro i cuscini, le lenzuola, le mollette per stendere i panni, i televisori con le antenne, i giochi gonfiabili per i loro pargoli, partono presto presto, e si fermano al primo autogrill per fare pipì e rimboccarsi i panataloni nelle mutande. I poveri spendono un sacco di soldi all'autogrill ed ogni anno dicono:"è l'ultima volta che mangiamo un Camogli a testa, ci costa quanto un mese d'ombrellone". I poveri viaggiano felici nonostante tutto e cantano sudati durante il tragitto. I poveri trovano traffico, non si riesce a fare una partenza intelligente il 15 di agosto, per quanto si possieda un quoziente intellettivo altissimo. I figli dei poveri generalmente vomitano e soffrono il mal di macchina, non sono abituati a viaggiare, non hanno lo schermo al plasma che li distragga, sono stretti stretti sul sedile posteriore ed il puzzo del timballo con le uova sode preparato dalla mamma all'alba, rigira i loro stomacucci indifesi. I poveri, una volta arrivati a destinazione, ci mettono una giornata intera a sistemare le cose negli armadi e poi corrono al mare o sul pratone a valle per capire che sono ufficialmente in vacanza. I poveri in vacanza, assaggiano i prodotti locali e si entusiasmano per la fiera della pannocchia arrostita che si terrà a pochi metri dal mare, insegnano ai loro figli ad esprimere desideri guardando le stelle cadenti, si abbronzano e passeggiano con la famiglia sul lungomare di sera prendendo gelati con la panna, vestiti un pò eleganti e con la moglie che si mette i tacchi e lo smalto nuovo. I poveri, se vanno al mare, hanno il problema della sabbia, la sabbia è un incubo che li perseguita notte e giorno. I poveri devono togliere la sabbia dai piedi una volta usciti dalla spiaggia, la devono sciacquare dalle cosce, eliminare dalle mucose interne, toglierla dalle orecchie dei figli, aspirarla dai capelli, scrollarla dalle lenzuola, masticarla insieme alla mortadella nel panino, lavarla dai costumi, sgranarla dalle trame dei tessuti, cavarla dalle orbite oculari. La sabbia è ovunque, gratta, prude, pizzica, scotta sotto ai piedi, arrostisce la pelle. La sabbia provoca infezioni, nasconde sgradite sorprese, ingoia telefonini ed oggetti di valore, ti viene lanciata dai figli dei vicini (molto vicini) d'ombrellone, sulla faccia non appena ti sdrai al sole. La sabbia è subdola, sottile, invade la macchina, ne ricopre i tappetini, resta nella vasca a testimonianza del tuo passaggio, si intrufola nei pannolini dei piccoli, si tuffa nella borsa frigo e nei tappi dell'acqua tenuta al fresco con i ghiaccioli blu, si appiccica ai ghiaccioli blu. La sabbia si scava con la paletta fino a scoprirne l'acqua sottostante, si filtra negli scolapasta da spiaggia, si tiene per ricordo dentro ai barattoli Bormioli con l'etichetta:"estate 1992" ,si usa per panare le polpette di sabbia, ci si costruiscono i castelli dei bambini, ottimi da pestare con sadismo sul bagnoasciuga, ci si preparano simpatiche bombe dolorosissime, da tirare agli amici che fuoriescono dalle acque come Venere, ci si appallottolano animali scientificamente inesistenti ma che i più conoscono come gli "insetti della sabbia". La sabbia raggiunge temperature disumane e per sopportarle devi camminare facendo svariati pit-stop nelle ombre altrui, mentre gli altrui mangiano o dormono o si baciano con la lingua e tu piombi addosso a loro con la faccia rossa e contratta, soprendendoli sempre. Anche quest'anno, non so' dove andremo in vacanza, aspetteremo l'ultimo momento per prenotare, confidando in una vincita ad un gioco che non giochiamo mai, od in un invito da parte di amici ricchi che non conosciamo, anche quest'anno non so' cosa sarà della nostra estate, ma è come se già me la sentissi addosso, quella maledetta, infinita massa di granelli bianchi.

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