(A proposito della mattina, c’è da dire che se la mia vecchia casa era situata al terzo piano, al di sopra di sguardi indiscreti, questa nuova casa è al secondo piano e, per tutte le volte che la mattina mi sono svegliato e ho aperto il balcone a mo’ di ‘Buongiorno Sole, Buongiorno Uccellini, Buongiorno Passaggio a Livello’, la signora di fronte mi ha visto in mutante più volte di quante possiate immaginare – all’inizio credevo fosse un caso, ma quando ho sentito suonare un allarme collegato a un raggio a infrarossi diretti al mio balcone, ho capito che alla signora piace sbirciarmi le cosce sbilenche)
Ci sono pomeriggi in cui hai bisogno di andare in una libreria, starci ore dentro, leggere i titoli del libri, guardarne le copertine, e ovviamente dimenticarti tutti i titoli che avresti voluto comprare, ma per cui non avevi i soldi, quando torni a casa. Ci avete fatto caso, che quando siete in libreria (perché si spera che, anche da turisti, almeno una volta ci siate stati) sapete, con la coda dell’occhio (che spero per la vostra immagine sia metaforica) se la libreria è piena o semivuota MA non alzate lo sguardo per vedere i visi degli altri turisti? Ieri sono stato in una libreria e ho alzato lo sguardo: ho trovato un insieme di persone, proprio come me, che, proprio come me, guardavano i libri in esposizione (ma va’?, direte voi – minchia quanto siete acidi). Tutti avevano gli sguardi abbassati. Quindi, se voleste turistare in una libreria sappiate che potete anche non truccarvi. C’era ogni sorta di esemplare di essere umano, ed è piacevole sapere che i turisti del libro siano così tanti, diversi e opposti, con gusti così simili.
(Ci sono sempre delle eccezioni, a tal proposito ho da sottolineare di come, con una certa Simona – nome più volte urlato dalla sua amica – non ho niente in comune poiché ieri ha sottolineato più volte all’amica (che coccolava tra le mani Tolstoj) quanto Twoilet (cit.) fosse un meraviglioso libro – ma sì, quella saga da cui sono stati tratti quei film con quella bianca esangue e il vampiro fosforescente che si fa le sopracciglia)
Uno entra in libreria per non acquistare nulla, ma quelli non ti mettono il 3×2?
Ora vi parlo del 3×2. Il 3×2 è un’operazione matematica con la moltiplicazione. Se non sapete le tabelline è uguale: contante per 3 volte 2 e siete a cavallo. Quindi, 2+2+2, che fa? 6. Quindi lo sconto funziona pressoché così: tu acquisti o 3 o 2 libri e loro te li dividono (tagliandoli con le forbici) fino a farli diventare 6. E’ un’offerta che non si può rifiutare, perché con sei libri pensate a quante storie e pensieri in più potreste apprendere!
C’era il bollino 3×2 su molti libri, e io non ci potevo credere, allora ho fermato la prima commessa che passava di lì e le ho fatto un’intervista. Le ho chiesto “Cosa significa 3×2?” e lei mi ha risposto “Che compri tre libri e quello che costa meno te lo regaliamo”, e io “Che significa che me lo regalate?”, e lei “Che è gratis”. Gratis. “Davvero?”, e lei “Sì”, e io “Vuoi dire che pago solo due libri per tre che ne acquisto?”, lei ha sorriso e ha detto “Sì!”, e io “E uno è gratis? Ma è magnifico! Grazie!”. Volevo abbracciarla!
Al cassiere, quando ho messo i tre libri sul bancone, ho detto: “Sono entrato e non volevo acquistare nulla. Sa quanti libri ho da leggere a casa? Mi dica anzi, sei giovane, dimmi, sai quanto mi sento in colpa ad acquistare nuovi libri? Ma intanto dico come fai a entrare in una libreria e non comprare almeno un libro, dico uno! Poi con il 3×2 ne compri due, e un terzo me lo regali tu. Penso che per questo, la matematica sia sottovalutata da chi, come me, a scuola non la studiava. 3×2, è bellissimo!”. Lui rideva.
Quando stavo per uscire dalla libreria con tre nuovi libri, nuovi libri, tre nuovi libri, ho notato una bellissima cosa per terra, in una angolo tra i libri horror (orribili) e i pocket: c’erano venti euro. Ho pensato subito che la mia giornata era fortunata! Così da bravo napoletano terrone e ladro, mi sono avvicinato al tesoro e ho fatto finta di allacciarmi gli stivali (senza lacci) e ho preso i soldi. Erano due banconote da venti euro. Quindi pensate che meravigliosa offerta aveva la libreria! Nessuno mi aveva notato, quando faccio per uscire e sento una signora alla cassa che fa: “Ho perso i miei soldi!”. Mi giro, una lunga fila ad aspettare questa signora, sulla quarantina, vestita con un gonna larga verde e una camicia marrore, che scavava nella borsa da mare in cerca dei suoi soldi. Sul banco aveva poggiato tre libri. Gli sguardi dei turisti in fila erano al limite della sopportazione. Mi avvicino e le chiedo: “Quanto ha perso, signora?”. Mi guarda e mi dice: “Due banconote da venti, ce li avevo in borsa!”. Ce le avevo ancora in mano, strette e nascoste. “Ecco signora, erano lì per terra”. Lei quasi non ci credeva. E’ rimasta a fissare la mia mano con le banconote al lungo prima di prenderle, e quando poi l’ha fatto sorrideva come il Sole, urlava dalla felicità come gli Uccellini. “Grazie, grazie!”, tutti erano felici, e mi guardavano con uno sguardo di rispetto. Non tutti l’avrebbero fatto, e vedevo che mi prendevano come esempio. Un uomo nella fila mi guarda e sorride, poi scuote la testa. “Si sarebbe tenuto i soldi, lei, signore?”. Lui spiazzato guarda tutti in fila, che ormai lo fissavano. “Scuote la testa, avrebbe tenuto i soldi?”. Non risponde. “Cosa ha comprato?”, guardo il libro e riesco a leggere il nome Primo Levi. “Ha fatto bene ad acquistare Primo Levi, ha bisogno di imparare un po’ di umanità”. Ho salutato la signora e sono uscito dalla libreria, con tre nuovi libri, nuovi libri, tre nuovi libri.