Nonostante ci si vanti spesso di come i tempi siano cambiati rispetto al passato e si faccia sfoggio di termini densi di significato come tolleranza, sostegno, vicinanza, partecipazione, il più delle volte ci si ferma soltanto alla teoria, dimostrando tutto l’opposto con i fatti. Allora viene naturale chiedersi se davvero la storia ci ha insegnato qualcosa, e se non stiamo sempre più regredendo verso una vera e propria – triste a dirsi – involuzione.
Un declino delle coscienze che è dimostrato dalla comparsa, a Catania, di una scritta infamante nei confronti dello scrittore e giornalista Roberto Saviano, che ha denunciato le malefatte della camorra e da anni vive perennemente sotto scorta. “Saviano ti meriti la camorra“, sono queste le parole che sono apparse su un muro di via Vanasco, traversa di via Umberto, in pieno centro storico catanese. Ma l’infamia è resa ancora più degradante dal fatto che quella mano che ha usato una bomboletta spray per compiere un gesto simile è una mano siciliana, appartenente a una terra che nel corso della sua storia ha sempre convissuto con la piaga della mafia.
Attraverso la sua pagina Facebook, Saviano è stato informato dell’accaduto e ha scritto una nota dove si evince tutta l’amarezza provata dallo scrittore, unita al dispiacere di constatare come sia difficile vivere in un paese raccontando e difendendo la verità: “Al di là dell’idiozia scritta, l’ennesima infamia subita non mi infastidisce. Mi ha fatto però riflettere. A volte mi sembra davvero di meritarla la camorra. Di meritarla io, di meritarla tutti. Nel paese in cui raccontare innesca rabbia in chi non l’ha fatto, bile in chi l’ha fatto male. Nel paese in cui raccontare ti rende bersaglio, a prescindere, di tutto e di tutti, di mafiosi e gente per bene. Per superare l’imbarazzo di non essere abbastanza, di aver fatto poco, spesso si riversa l’odio su chi racconta il male, non su chi lo fa. Il male conforta, fa sentire migliori. Osservare il suo racconto costringe invece ad agire o a cercare motivazioni valide per non aver agito. La codardia è un sentimento terribile con cui convivere e allora non resta che aggredire, denigrare, deridere, insultare. Da un paese del genere spesso è meglio star lontani.”
L’amministrazione comunale di Catania è subito intervenuta, facendo cancellare la scritta. Tuttavia il primo cittadino, Enzo Bianco, non ha ritenuto sufficiente una semplice cancellazione e ha rivolto pubblicamente le proprie scuse allo scrittore, invitandolo a venire in città. Bianco ha affermato come Saviano rappresenti un simbolo alto della lotta contro le mafie e che “quella frase, nella quale la città di Catania non si riconosce, è un insulto non soltanto a lui ma a tutti i catanesi onesti, a chiunque creda nei valori della legalità e della convivenza civile. Per questo motivo lanciamo un invito allo scrittore affinché venga a trovarci per parlare di quella legalità che deve essere tesoro delle coscienze, che bisogna amare e coltivare. E per parlare di quella mafia che ruba il presente e il futuro agli onesti, che avvelena interi territori sia materialmente che moralmente“.
Numerosi sono stati inoltre i messaggi di sostegno rivolti allo scrittore, anche da parte di moltissimi catanesi che non si riconoscono in quella scritta e che credono ancora nella giustizia e nella lotta alla mafia, dimostrando così l’esistenza di una larga fetta di siciliani onesti.