A tre anni dalla conclusione della serie Romanzo Criminale, che lo ha reso noto al grande pubblico per aver vestito i panni del Freddo, Vinicio Marchioni è uno degli attori più promettenti del panorama cinematografico italiano. Dopo la tournée teatrale di Un tram che si chiama desiderio, dove ha interpreta il ruolo che fu un tempo di Marlon Brando, è impegnato nella promozione di due commedie, un genere nuovo in cui scopre di avere un grande senso dell’umorismo. Ma non finisce qui. Vinicio Marchioni fa parte del cast di Miele, opera prima di Valeria Golino, che molto probabilmente sarà una delle nostre rappresentanti al Festival di Cannes.
Oggi al Cinema lo ha intervistato per voi.
Che rapporto ha con la popolarità? Quanto è importante il giudizio del pubblico e della critica per lei e quanto la condizionano?
Secondo me non bisogna mai prendersi troppo sul serio perché questo è un mestiere in cui si scrive costantemente sopra la sabbia. Di conseguenza per ogni film, ogni spettacolo si deve essere sempre pronti a ricominciare da capo. Per quanto riguarda il rapporto con il pubblico e con la critica, nel corso degli anni posso dire sia stato estremamente positivo. Tutto ciò in cui mi sono cimentato fino ad ora mi sembra sia stato apprezzato sia da parte del pubblico che da parte degli addetti ai lavori. D’altronde, si deve leggere ciò che scrive la critica ma non bisogna ricordarsene troppo che siano giudizi positivi o meno. E’ importante ricominciare sempre da capo per continuare a guadagnarsi la stima delle persone.
Passione Sinistra è un film che parla di politica e di amore. Ma se la politica infine non condiziona le relazioni, come si conciliano gli ideali con il suo mestiere? Lei quanto è idealista e in che cosa crede?
Sono sicuramente un idealista ma non una persona ‘ideologica’ poiché non ho mai fatto in modo che le mie ideologie mi condizionassero. Credo infatti che la pratica quotidiana della vita ci possa meravigliare sempre. Non sono mai stato attratto dalla politica in generale ma penso che ci sia bisogno di credere moltissimo in ciò che si fa. Credo nella sincerità e nell’onesta così come credo nell’importanza del concetto di lavoro.
In Passione Sinistra lei è Bernardo, uno scrittore finto radical chic, che tradisce continuamente la fidanzata. Qual è stato il suo rapporto con Bernardo?
Ovviamente si è trattato di un rapporto di grande divertimento anche perché si tratta di un personaggio che, come da sceneggiatura, verrà certamente odiato soprattutto dal pubblico femminile. Io spero invece che chi guarderà il film odi questo personaggio ma contemporaneamente mi auguro di aver saputo costruire una simpatica canaglia. Mi faceva molto ridere pensare a degli uomini che conosco che pur di trascorrere una serata con una bionda inventerebbero bugie su bugie. Mi sono impegnato a rendere il mio personaggio il più realistico possibile.
I ruoli che ha interpretato in Passione Sinistra e in Amiche da Morire, sebbene diversi tra loro, concorrono a distruggere il mito dell’ uomo macho. Lei ha anche partecipato alla manifestazione in favore delle donne, Se non ora quando . E’ un femminista?
Credo sicuramente che le donne siano molto più avanti di noi uomini. Mi ha sempre affascinato la loro capacità di riuscire a superare anche i momenti più negativi della vita con grande leggerezza. Mentre noi uomini siamo spesso incapaci di farlo e tendiamo ad essere pesanti e vittimisti. In questo senso qui, si sono femminista!
Ha dichiarato di essere convinto che la carriera si costruisca sui “no”, lei ha scelto dei ruoli impegnati, talvolta drammatici e spesso ha scelto di lavorare con registi emergenti. Quali sono i criteri secondo cui seleziona i ruoli da interpretare?
Innanzitutto la qualità delle sceneggiature. Mi piace conoscere e parlare il più possibile con i registi che mi chiamano e poi, in particolare, in un ruolo vado sempre a ricercare qualcosa in cui non mi sono mai cimentato fino a quel momento. Cerco inoltre di capire se quel ruolo abbia veramente bisogno di me, del tipo di attore e del tipo di persona che sono.
Le sue ultime scelte sono ricadute su delle commedie, come mai? Da spettatore, che cos’è che la fa ridere al cinema?
La scelta di recitare in due commedie è stata dettata dalla mia curiosità di scoprire se ero davvero in grado di fare una commedia. Fino ad ora avevo recitato soprattutto in film drammatici e mi stimolava l’idea di capire in che modo me la sarei cavata. Al cinema mi fanno sorridere sia le commedie sofisticate che film come Una notte da leoni.
Lei è molto amato dal pubblico giovanile. Quanto deve sentirsi responsabile un artista e quanto è necessario il vostro lavoro per cercare di cambiare le cose?
Fare l’attore è un mestiere che dovrebbe contenere in sé un’etica e delle scelte deontologiche ma contemporaneamente non credo sia fondamentale né per il pubblico né per gli attori stessi. Penso che un attore noto debba usare nel miglior modo possibile la sua popolarità soprattutto per trasmettere messaggi positivi. Mi rendo conto però che in questo periodo la frustrazione e la delusione possano prendere il sopravvento.
Ha partecipato al film di Woody Allen a Roma e a Settembre la vedremo nelle sale con un ruolo nel film del regista premio Oscar Paul Haggis, The Third Person. Cosa apprezza dell’industria cinematografica americana e cosa crede si debba cambiare nella nostra?
Dell’industria cinematografica americana apprezzo proprio il fatto che si tratta di ‘un’industria’. Da noi non è così, anzi sembra che la parola industria sia sinonimo di una scarsa qualità, quando invece in America non esclude la produzione di grandi capolavori con grandi attori girati da grandi registi. Qui da noi dobbiamo migliorare ancora moltissime cose. Contemporaneamente credo che in Italia ci siano moltissimi attori, attrici, registi ed una nuova generazione di sceneggiatori in grado di esportare il nostro cinema in tutto il mondo.
Ricordo un suo sfogo contro il pubblico che sceglie sempre le cosiddette americanate piuttosto che un film italiano magari anche d’autore. Quanta stima ha del pubblico italiano?
Si è vero ma aggiungevo che questa scelta da parte del pubblico è dovuta al fatto che negli ultimi anni la nostra industria cinematografica ha contribuito ad allontanare il pubblico italiano dalle sale. Detto questo, credo che il pubblico non accetti più di essere preso in giro ma allo stesso modo gli incassi di alcuni film ci fanno capire come gli italiani gradiscano molto le commedie come pure la comicità televisiva. In verità credo che ci sia molta confusione anche in questo settore e che i produttori facciano fatica a comprendere i gusti del pubblico.
Il teatro è in crisi almeno quanto il cinema. Lei è reduce dalla tournée di Un Tram Che Si Chiama Desiderio, continuerà a dedicare parte del suo lavoro al teatro di pari passo al cinema? Che cosa la motiva maggiormente?
Credo che il teatro sia molto più in crisi del cinema. Io mi auguro di continuare con questa alternanza. In Francia o in Inghilterra succede praticamente da sempre. Qui da noi c’è ancora la differenza tra attori di cinema ed attori di teatro. Secondo me un attore deve essere in grado di recitare meravigliosamente sia su un palcoscenico che davanti ad una macchina da presa.
Che cosa bisognerebbe fare per invogliare i giovani ad andare a teatro visto la percentuale di over 60 che popolano i teatri?
In realtà durante questa tournée ho visto moltissimi giovani, anche universitari. Non so che cosa bisognerebbe fare ma innanzitutto cominciare a fare dei bei spettacoli così come dei bei film.
Tra le prossime uscite al cinema troveremo Miele, il film da regista di Valeria Golino, probabilmente al Festival di Cannes. Cosa l’ha indotta a scegliere di lavorare in un film che tratta una tematica tanto delicata quanto l’eutanasia?
Se un’attrice straordinaria come Valeria Golino ti chiama per partecipare alla sua opera prima sicuramente non gli puoi dire di no. Poi anche la tematica del film ha fatto sì che accettassi molto volentieri.
Ha detto che dopo la nascita dei suoi figli, si sente pieno di energie ed è pronto a cambiare il mondo. Come si cambia questo mondo secondo lei?
Alla soglia dei 40 anni, ho capito che forse il mondo non c’è possibilità di cambiarlo. Quello che si può fare è cercare di cambiare le piccole cose intorno ad ognuno di noi. Bisogna essere onesti ed impegnarsi nella propria passione.
di Rosa Maiuccaro