Ormai...solo nei fumetti
Quattro pillole, oggi è il 25 aprile e non vogliamo disturbare il fascista FrancescoStorace, fresco di dichiarazioni a Radio2 Rai, nelle quali ha detto che trascorrerà la giornata a letto non avendo nulla da festeggiare. Nella speranza che il letto del fascista Storace esploda e lo sommerga di piume, ci piace ricordare che il 25 aprile del 1945 i suoi camerati furono cacciati da Milano e da Torino e che da quel momento, la Resistenza italiana prese la data del 25 aprile e la trasformò nel giorno della Festa di Liberazione dal nazifascismo. Negli anni del governo Berlusconi celebrarla significava commettere un delitto, troppo indaffarato Silvio a revisionare la Storia come fosse la sua prostata, per considerare i partigiani degli eroi e i fascisti delle merde. Troppo occupato a dare una mano di verginità ai suoi alleati di Governo per ammettere che se lui non ha indossato per tutta la vita la camicia nera, il fez e adottato Mein Kampf come libro di testo a scuola, forse alla Resistenza qualcosa deve. Ma Silvio è un “piludipendente”, cosa cazzo volete che gliene freghi della Resistenza. Pillola numero 1. Formigoni è innocente, candido come un giglio, incontaminato come un bebè. Non accetta la deriva gossippara capitanata da Repubblica e considera i giornalisti che vogliono sapere che fine hanno fatto le ricevute della sue spese pazze, dei dementi. Non ricandiderebbe Nicole Minetti anche perché, se alcuni giudici di Milano fossero come i loro colleghi della Procura, la lista di Formigoni non avrebbe neppure corso alle elezioni, taroccata com’era. Pillola numero 2. Silvio intercettato ne dice di tutti i colori. Perennemente allupato, il regista di decine di burlesquoni, a chi gli domanda un po’ di soldi risponde: “Stasera me lo fate un balletto?”. E giù mani che volano, pompe idrauliche che si azionano, e culi all’aria pronti a essere impallinati manco fossero piattelli. Il regno di mignottopoli è sempre popolato, nessun esodo in vista. Pillola numero 3. Quando il Pdl sente la parola “giudice”, a meno che non si tratti del casto Metta, mette mano alla pistola. Così accade che la riforma del lavoro, nel caso specifico l’articolo 18, corra il rischio di ritrovarsi deformata in Parlamento dagli acchiappafarfalle del Nano Bifronte. A loro non sta affatto bene che un giudice possa decidere sul reintegro di un licenziato. Vogliono i tribunali speciali, quelli colorati di nero che condannavano a morte senza prove e assolvevano i gerarchi anche dai delitti più efferati. Pillola numero 4. Silvio Berlusconi pagò la mafia per ottenere protezione. Il tramite fu Marcellino“Pane e vino”Dell’Utri che convocò una bella riunione a Milanocon i boss di peso, per far vedere al Capo che lui poteva. Berlusconi è, quindi, una vittima della mafia, solo che lui invece di combatterla, le versò “cospicue somme”. La Cassazione ha anche sancito definitivamente che Mangano lo stalliere era il bodyguard della famiglia Berlusconi, la garanzia delle cosche che a Silvio&his Family non sarebbe stato torto un capello. È il primo, inequivocabile segnale, che per Silvio tutti hanno un prezzo, non solo le tope o le topine minorenni. Ma oggi è il 25 aprile, per favore qualcuno può dire a Storace che l’Italia non si liberò da sola per autosommovimento?