Ci apre le porte di casa sua Alessandro Bastasi, in libreria con La Scelta di Lazzaro. Intervista a cura di Alessandro Noseda
- Buongiorno e grazie per l’accoglienza. Ci racconti di te? Chi sei e perché leggi e scrivi?
Sono un sessantacinquenne che dalla seconda metà degli anni ’60 in poi è stato testimone attivo della storia del suo paese e non solo. Ero ad esempio in Libano alla fine della guerra civile, in Russia durante la caduta dell’Urss, nella Cina del dopo-Mao. Per non parlare del ’68 e degli anni ’70 in Italia. Ho fatto l’attore, ho scritto di teatro, ora, nella mia seconda vita, sono amministratore di una società del settore IT, ho una moglie meravigliosa e scrivo racconti e romanzi.
Leggo da quando ho imparato a leggere, scrivo per scandagliare i lati oscuri della vita che ci circonda e dell’ambiente nel quale viviamo. Per me è un modo diverso di fare politica.
- Come nascono le tue storie? Quanto rubi alla fantasia, quanto ad altri autori e quanto alla realtà?
Ad altri autori forse rubo inconsciamente suggestioni letterarie, le mie storie però nascono dalla realtà, che incastro nella fantasia dell’intreccio.
- Dove scrivi? Hai un “posto del cuore” dove trovi ispirazione? Preferisci il silenzio o ami musica di sottofondo?
Non ho posti del cuore. Scrivo ovunque mi capiti, a volte sto viaggiando in macchina e improvvisamente mi viene un’idea per sbloccare uno snodo particolarmente complicato del romanzo. Allora mi fermo, e comincio a scrivere su un quaderno che porto sempre con me. In genere cerco di scrivere nel silenzio più assoluto, niente musica di sottofondo, che mi distrarrebbe dalla mia storia e dai miei personaggi. Solo loro e io, nient’altro.
- “La scelta di Lazzaro” è la tua ultima fatica. Perché leggerlo?
Perché racconta la storia di un ex militante della lotta armata degli anni ’70 e primi anni ’80. Periodo con il quale il nostro paese non ha ancora fatto i conti, derubricandolo a mero fenomeno criminale, senza indagare sulle sue motivazioni. Ma anche perché è la storia dell’incontro, dopo tanti anni, dopo che Lazzaro è uscito di prigione e tenta di rifarsi una vita, con la figlia di una vittima della lotta armata: quando vittima e carnefice confonderanno i ruoli e l’ex terrorista sarà condotto a fare una scelta senza ritorno.
- Quali sono state le maggiori difficoltà nella stesura del romanzo? E del rapporto con Editore ed Editor cosa puoi dirci? Hai altri progetti in fieri?
Quando si scrive di argomenti di questo genere, è facile cadere negli ideologismi, da una parte o dall’altra, producendo il classico pippotto politico. Ho cercato allora di mantenere una forma molto distaccata, con descrizioni brevi e molto dialogo, e di procedere soprattutto “per immagini più che per ricostruzioni storiche, per impulsi visivi più che attraverso ragionamenti”, come ha notato uno dei miei migliori recensori.
Trovare un editore non è stato facile. Avevo un agente, che è stato anche un magnifico editor. Ma le case editrici, a sentir parlare di terrorismo così come l’avevo trattato io, storcevano il naso. “Bello, ma l’argomento non ci convince”, era la risposta più frequente. Finché la case editrice digitale italo-francese Meme Publishers l’ha letto, l’ha apprezzato e l’ha subito messo in catalogo.
Progetti? Ho terminato un nuovo romanzo, che uscirà nel 2016, con una casa editrice di cui al momento non posso ancora fare il nome. Ma uscirà, questa è una certezza.
- Descriviti come lettore. Quali libri compri? Hai un genere preferito o spazi a seconda del momento, dello stato d’animo? E se devi regalarlo un libro come lo scegli?
Non ho un genere preferito, compro in funzione di quello che mi suggerisce il nome dell’autore, la tematica affrontata, la sua scrittura, l’interesse e lo stato d’animo del momento. Sono decisamente onnivoro. Se devo regalare un libro, cerco di orientarmi su un genere che so essere gradito a chi lo riceverà. Ma spesso regalo un libro perché piace a me.
- Un consiglio ad un esordiente che ha la sua storia nel cassetto e non ha trovato ancora nessun editore interessato a pubblicarla?
Non sono un maestro in grado di dare consigli. Raccomanderei comunque una buona dose di umiltà, un editing e un’impaginazione ben fatte, non sparare nel mucchio ma studiare attentamente le linee editoriali e i cataloghi delle case editrici e scegliere quelle in linea con ciò che si propone, e soprattutto dotarsi di sacrosanta pazienza. Tanta, tanta pazienza.
- Un autore (o più) che costituisce per te un benchmark. E perché? Se ti va, ponigli il quesito che da tempo hai in mente! Magari è tra i lettori del Blog! Quale suo libro consiglieresti ai nostri lettori?
Oh, sono tanti gli autori che costituiscono un benchmark! Ne cito solo uno, l’ultimo in ordine di tempo, Massimiliano Santarossa, del quale sto leggendo “Metropoli”, che consiglio ai lettori del blog. È l’esempio della fatica e dell’impegno necessari a scrivere un buon romanzo, Santarossa, da gran professionista, ci ha messo anni a scriverlo, facendone una decina di stesure. Ma ne è uscito un grande romanzo. Massimiliano, quanto conta la storia e quanto costa lo stile in un’opera come questa?
- Come te la cavi in cucina? Donaci una citazione e una ricetta! E grazie per la disponibilità!
In cucina sono un cane, mi dispiace. Mi rendo conto che in un blog che s’intitola “Giallo e cucina” è una bestemmia, ma è così. Mia moglie dice (ed ecco la citazione): “Se un giorno ci sarà motivo di divorzio tra noi, sarà a causa della tua totale inettitudine ai fornelli” Però so fare un’ottima frittata con le cipolle e, quando proprio mi voglio lanciare in imprese ardite J, “straccetti di pollo con le verdure, lo yogurt e una quintalata di spezie indiane”. Frutto del mio amore per l’India, dove ritorno ogni volta che mi è possibile.
Grazie a voi per l’ospitalità!