Author: Ricardo Stuckert/PR
Dopo essersi dato del guascone, oggi ha bissato il Cavaliere Difformatore: “Sono coraggioso, temerario, forse anche un po’ eroico e matto”. (Temerario: Di persona, che affronta i pericoli senza calcolo, sconsiderato o ardimentoso; Matto: Persona che è fuori di ragione, pazza; Sinonimo: squilibrato, demente, folle – dal Sabatini Coletti –). È ormai lanciato verso un’autodenigrazione che spiazza autori satirici e critici del suo operare politico. Ormai sembra aver fatto proprio i versi leopardiani della canzone All’Italia: “L’armi, qua l’armi: io solo / Combatterò, procomberò sol io. / Dammi, o ciel, che sia foco”. Statura a parte, poco lega il Cavaliere Difformatore dal Conte recanatese, ed il suo improvviso spirito riformatore (o difformatore) sembra il canto di un cigno senza più amici (ricordiamo ancora Ben Ali, Moubarak, e il recente dissidio col baciamanato Muammar?) e avviato sulla via di un triste tramonto. In questo canto del cigno, forte ancora di irriducibili seguaci (fin quando?), cerca di trasformare il paese Italia in un paese ad personam, con una costituzione ad personam e magari qualche dozzina di centrali nucleari ad personam, per arrivare al 2013 ed aspirare ad un mandato presidenziale che lo consegni alla storia (o alla geografia) come l’istitutore di una democrazia ad personam tesa a demolire Montesquieu, Tocqueville e Calamandrei.