Quarta di Copertina a cura di A. Berandinelli:
Districarsi nell’alveo del pensiero filosofico di Emanuele Severino non è compito semplice, e la difficoltà aumenta quando, come nel testo che qui affrontiamo, ci si propone l’oltrepassamento del fondamento del discorso severiniano.
Scevro da ogni possibile schematismo accademico, l’autore si propone, in primis, di illustrare le soluzioni che egli ritiene necessarie per risolvere determinate aporie filosofiche, mostrando il nuovo volto che, in tale risolvimento, acquista il concetto di struttura concreta dell’essere. In secondo luogo, vengono evidenziate quelle che, usando il linguaggio dell’autore, sono le contraddizioni presenti nell’impalcatura logica del pensiero di Severino, con analisi di notevole spessore teoretico, al pari solo di chi è addentro da anni alle questioni ontologiche.....( To be continued)....
Sinossi:
Un libro, questo, che per coglierne l’essenza (indicata dal linguaggio) è necessario volgere lo sguardo verso ciò che, dimorando nell’ovunque (ossia in ogni tempo, luogo), è ciò che vi è di estremamente più familiare in ognuno di noi (cioè in ogni forma di coscienza). La struttura dell’infinito (cioè del Tutto) è <<concreta>> perché non consiste in qualcosa di inconoscibile, bensì in tutto ciò che è immediatamente saputo in ogni hic et nunc. La verità assoluta si manifesta concretamente (e cioè anche parzialmente) in ogni coscienza (= in ogni essere), perché è il fondamento senza il quale non si potrebbe nemmeno tentare, invano, di negare la verità assoluta. Ciò posto, si dica che in quest’opera si intende discutere (cioè <<scuotere e abbattere>>) il significato che, nella <<storia dell’uomo>>, viene attribuito a termini quali <<totalità>>, <<parte>>, <<infinito>>, <<finito>>, <<verità>>, <<errore>>, <<essere>>, <<apparire>>, <<tempo>>, <<divenire>>, <<molteplicità>>, <<numerabilità>> e altri ancora (ma, poi, ogni parola ed espressione), non scorgendo l’autentica uguaglianza semantica dei quali, si rimane nell’incapacità di poter dire, anche, che <<questo non è quello>> (<<io non sono te>>). Infine, poiché si afferma, in questo saggio, che lo stesso filosofo bresciano Emanuele Severino rimane avvolto, al di là dei suoi rigorosissimi e potentissimi tentativi di rivolgersi al <<senso autentico della verità>> (oltrepassando il <<senso autentico del nichilismo>>), dalla volontà di potenza (che si esprime nel modo più esplicito in testi come La Gloria e Oltrepassare), l’<<infinito>>, cui fa riferimento questo saggio, è (anche) la negazione che esso sia assegnato a restare al di là di tutto ciò che, in modo temporale, è sé stesso. L’infinito che noi siamo è la necessità, cioè, che tutto ciò che ognuno di noi non esperisce in un certo istante (tempo, dimensione) lo esperisca in cert’altri istanti, proprio perché <<ognuno di noi>> è, in verità, lo stesso infinito che, in un numero finito di eventi, esperisce (= è) tutto ciò che già da sempre gli appartiene.
Biografia:Nato il 27/12/1986 in provincia di Lecce, Marco Pellegrino è un giovane studioso autodidatta, critico soprattutto, in ambito sociale, dell'educazione scolastica tradizionale. Riflettendo, all'età di 15 anni, sul saggio "Essenza del nichilismo", l'autore continua la propria ricerca studiando l'intera opera di Emanuele Severino (da "La struttura originaria" fino all'ultimo saggio "La morte e la terra"), approfondendo anche e soprattutto il pensiero greco e filosofi quali Spinoza ed Hegel. Giunto a conclusioni diverse da quelle severiniane, pubblica questo suo primo lavoro ("La struttura concreta dell'infinito") all'età di 25 anni, in attesa del naturale proseguimento dello stesso.
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Il Blog di Marco Pellegrino è raggiungibile da qui!!! Nel blog si possono trovare: 1) un intero capitolo (VIII) del libro; 2) una discussione avviata su quest'ultimo 3) descrizioni e anticipazioni del medesimo; 4) una sintesi de "La morte e la terra" di Severino; 5) una breve anticipazione del prossimo libro ("Del tragico amore"), ovvero della continuazione, in un altro volume, de "La struttura concreta dell'infinito".