Magazine Maternità
Tra il sole e la pioggia, non sono quale incoraggi di piu' la mia bradipite acuta. So solo che ultimamente la bradipite sta aumentando esponenzialmente, e siccome sara' pure una cosa bislacca e distraente, ma sempre un sintomo di gravidanza e', io ne gioisco assai.
Come dite?
Sto dando la colpa alla bradipite per procrastinare sulle correzioni della tesi?
Io? Non sia mai che io, Sfolli Regina dell'Efficienza dia la colpa a un po' di pressione bassa per non provvedere alle eccitantissime e necessarissime correzioni della tesi? Giammai.
E infatti eccomi qua, che con i miei soliti ritardi ingiustificati (Clara V, e' proprio una bella gara eh ;-)), a partecipare al grande gioco dell'estate di Nina
OggiAMO
E con lo sguardo rivolto dentro, affondo lontano nello spazio e nel tempo, per cercare quelle sensazioni d'estate che qui dal 2006 non si provano piu. Non sto scherzando: l'ultima estate vera che io mi ricordi qui in U.K. e' stata nel 2006. Povera io italiana emigrata - a me mancare tanto pizza sole e mandolino (e anche la pastasciutta, vah, Scicciolo!).
Dicevo, l'estate del 2006 e' stata quella in cui comprai quell'abitino molto Audrey mentre fantasticavo di mettermelo il giorno del matrimonio, la sera, per il lancio del bouquet, prima di partire per la luna di miele.
Poi all'ultimo minuto ho cambiato idea e mi son messa in minigonna di jeans e parrucca rossa, ma fa nulla.
L'estate del 2006 e' stata quella della luna di miele in California; del cantare in loop "and if you go to San Francisco, make sure you wear, some flowers in your hair..."; dei giri nella Chevrolet decappottabile blu oceano (noleggiata eh), con i capelli al vento, che in quegli anni mi era partito il neurone e li avevo fatti crescere, io, Sfolli, che sono nata con il caschetto crespo e cosi sono rimasta per omnia secula seculorum.
L'estate del 2006 e' stata quella della mega abbrustolita a Golden Gate Park, che oltre alla pelle ci si era pure fritto il cervello, visto che al ritorno in hotel non vedevamo l'ora di sdraiarci su quel miraggio di lenzuola bianche e fresche, quando la receptionist cinese ci bracco' per dirci che avremmo dovuto fare il check-out, che la nostra prenozazione era scaduta 6 ore prima .
Oh svampimento da sole, oh leggerezza estiva (oh, gnorraggine cronica)!
L'estate del 2006 e' stata anche quella in cui io e Dear Husband abbiamo scelto la nostra prima casa insieme (in affitto, eh); quella del nostro primo giardino, con le fragoline di bosco, e la lattuga, e i pomodori, e il rosmarino, e il timo alla citronella; quella dei piedi nudi sull'erba croccante; quella dei barbecue fino a sera tarda; quella in cui adottammo Tigro, che ancora non aveva il permesso di andare in giardino e passava le sue giornate a strinarsi il pelo sul davanzale della finestra.
Ma se affondo i piedi ancora piu' in la nel tempo e nello spazio, mi torna in mente un'estate, o forse nessuna estate, o centomila estati.
Insomma, l'Estate.
Che sono i calippo alla coca cola succhiati con parsimonia e avidita' allo stesso tempo, fino all'ultima goccia, e poi infilzare quel tubo di cartone che rimaneva sulla punta del cancello del cortile, ad aggiungersi alla fila gia' formata dagli altri bambini del quartiere: i calippi alla fragola, al limone, all'arancia....
E la busta di patatine che mi portava mio nonno dal paese, quando andavamo a stare nella nostra casa in montagna tutti insieme: io, mia mamma (allora non ancora detta La Iena), mio papa' (allora non ancora detto Il Gufo) - che veniva a trovarci al fine settimana - i nonni, i cugini, gli zii...
Ele gare con i cugini a chi trovava piu' fragoline di bosco in giardino, e i cugini che dal terrazzo al piano di sotto mi chiamavano la mattina per andare a giocare, e io che mi affacciavo ancora insonnolita e senza occhiali; e le pesche dolci e succulente al forno per colazione, con il ripieno di amaretti e cioccolato; e le battaglie di pigne con i bulli della casa in fondo al vialetto; e io e la mia amica M. che mandiamo mio cugino in missione in fondo al vialetto, in qualita' di ambasciatore, mentre noi ci ritiriamo a giocare a carte nella nostra tana di coperte e rami, quella dietro casa, quella protetta.
E quest'estate?
Quest'estate si prepara una nuova tana, sia dentro che fuori, per Picco.
E allora non vedo l'ora di salire su quell'aereo, e di risalire quelle scale ripide, tra le mura spesse della casa che era dei miei nonni, quella nel borgo pedemontano, quella che ci offrra' frescura e riparo dall'agosto in citta'.
La casa con le finestre perennemente aperte di notte, attraverso le quali si sentono le ruote delle auto che sfrecciano sul ciottolato fino alle prime ore del mattino, ma attraverso le quali arriva anche il profumino delle grigliate di pesce della trattoria di sotto, e anche delle pizze appena sfornate.
Mmmh pizza. Ecco, giriamo pure il coltello nella piaga. Che io invece ancora qui sto, nell'uggiosa Landa di Robin Hood, a sognare di pizza, sole e mandolino (e pure pastasciutta, vah!).
Pero' gia' mi sento un po' in Italia: grazie Nina per aver lanciato questo gioco, e grazie a tutte le blogger che mi hanno aiutata a ricordare, con la loro versione dell'estate.
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