Che direzione prende una storia, dopo che hai cominciato a mettere su carta (elettronica) l’incipit? La si segue in maniera pedissequa (bella parola, vero? Be’, è un blog letterario, questo!)?
Oppure bisogna inserire un po’ di follia, qualche ingrediente capace di sorprendere?
E lo domandi a me?
La beata innocenza di chi crede che scrivere sia facile
Ah, già.
Anni fa, dopo una pausa durata parecchio, ho deciso di riprendere a raccontare storie.
Adesso, gestisco questo scalcinato blog dove pubblico i miei deliri. E quindi mi tocca tentare di trovare da qualche parte una risposta. E posso farlo solo interrogando la mia esperienza.
L’aspetto divertente, sai qual è? È che all’inizio tu non ti poni alcun problema. Pensi solo a scrivere. Hai letto parecchio (lo so che parecchia gente non lo fa, ma io posso garantire che ho sempre letto tanto), e d’un tratto decidi di scrivere. Ci rifletti su per un po’ ed ecco che arriva l’incipit! Talmente rapido che sembra un treno che arriva in stazione.
“Consideriamo una città di mare, una delle tante di questo Paese: né grande né piccola, senza particolari pregi e coi difetti di tutti gli agglomerati urbani cresciuti negli ultimi decenni senza ordine, né criterio.”
Scoop!
Ecco la prima cosa che ho scritto! Sì, il primo romanzo (non è vero: non è la prima cosa in assoluto che ho scritto), che non ha mai visto la luce. Erano gli anni 88/90, credo, e lo scrissi su una Olivetti Lettera 32. Adesso è su un disco rigido, e lì resterà, non temere.
Prima di questo, scrissi un racconto che aveva per protagonista un tipo che era tutto un programma. Si chiamava Ivano Guerra. Di quel racconto io non ho più niente, nemmeno ricordo di che cosa parlasse. Ce l’ha un amico, da qualche parte. Poi riciclai quel personaggio per un secondo romanzo, che dorme, dorme, dorme…
Ma a quei tempi, scrivevo e basta. Perché mai interrogarsi? E interrogarsi su che cosa?
Poi cominci a ricevere rifiuti (a quei tempi spedivo dattiloscritti, e qualcuno mi rispondeva!), e capisci che hai tanto da imparare.
Pensavi che la lettura avesse svelato tutto. Che la scrittura non avesse più segreti per te. E invece.