Poesia & Arte Figurativa
Carl Sandburg, Dovima e Richard Avedon.

OGNUNO VEDE GLI ELEFANTI A MODO SUO
Wilson e Pilcer e Snack si fermarono davanti all’elefante nel giardino zoologico.
Wilson disse: <<Come si chiama? Viene dall’Asia o dall’Africa? Chi gli dà da mangiare? E’ maschio o è femmina? Quanti anni ha? Fanno gemelli? Quanto costa dargli da mangiare? Quanto pesa? Se muore, quanto costerà un altro? Se muore, che cosa faranno delle ossa, del grasso, della pelle? E a che serve starlo a guardare?>>
Pilcer non fece domande; mormorava tra sé: <<Sembra una casa completa, mura e finestre, le orecchie venute da alti campi di grano, perdio; l’archietto di quelle gambe era un artiere, perdio; si leva come un ponte gettato su acque profonde; ha la faccia triste e gli occhi miti; so che gli elefanti sono buoni coi bambini>>.
Snack alzò gli occhi e li riabbassò e infine disse a se stesso: <<Di fuori è un bel pezzo di accidente, e scommetto che ha un cuore vigoroso, scommetto che dentro è forte come una caldaia coi bulloni di rame ribaditi>>.
Non si misero a discutere.
Non si gettarono niente in faccia.
Tre uomini videro l’elefante in tre modi diversi.
E lasciarono la cosa a quel punto.
Non sciuparono un pomeriggio domenicale pieno di sole.
<<La domenica viene soltanto una volta alla settimana>>, si dissero.
racconto del poeta americano Carl Sandburg, tratto da C.Izzo, Poesia americana contemporanea 1955

Dovima e gli elefanti
Parigi, Agosto 1955; fotografia di Richard Avedon.
Storia dello scatto: “Dovima e gli elefanti” nell’obiettivo di Avedon
