Magazine Cinema
Forse la mattina successiva ....
Oh boy- Un caffè a Berlino è un film che ha vinto un numero consistente ai German Film Awards ( tutti i più importanti) e anche in giro in Europa per festival specializzati.
Sull'onda di questo entusiasmo è arrivato, stranamente , anche nelle sale in Italia.
Che dire? Forse troppa grazia per un filmetto leggero e moderatamente divertente come questo, un saggio di fine corso che ha acquisito risonanza forse immeritata a causa di presunti punti di contatto con la Nouvelle Vague.
Cosa che in realtà non si coglie così agevolmente: è vero che Nico, il protagonista ( un ottimo Tom Schilling) , ha un po' gli stessi occhi che aveva la piccola Zazie in Zazie nel metrò di Louis Malle ( opera che ha precorso i tempi della Nouvelle Vague), è vero anche che come quello è una sorta di road movie da fermo in cui Berlino ( lì era Parigi) viene srotolata lentamente davanti agli occhi di uno spettatore che non ne conosce gli anfratti più nascosti che la cinepresa esplora con una certa voluttà.
Ma poi le analogie si fermano: l'odissea tragicomica di Nico alla ricerca del caffè ha molto di teatrale e poco di Nouvelle Vague anche se bisogna riconoscere che questo film a prima vista ha ben poco di teutonico, ha una leggerezza più tipica di altro cinema europeo, compreso un certo vezzo un po' snob di girare tutto in un brillantissimo bianco e nero per ricoprire il tutto di una patina autoriale che in realtà il film non sembra avere.
Oh boy - Un caffè a Berlino è un film rapsodico che vive di piccoli flash accecanti in cui ogni volta viene messa in risalto l'inadeguatezza di Nico al mondo che lo circonda, il suo essere sempre in ritardo agli appuntamenti con le scelte importanti della vita e un destino beffardo gli si mette continuamente di traverso solo per ricordargli tutto questo, il suo essere nel guado tra essere un giovane perdigiorno e essere un adulto inserito nel tessuto sociale, guado che col passare dei minuti diventa guano, sabbie mobili senza fondo in cui Nico affonda sempre più.
Tutto questo è raccontato con ostentata leggerezza ma a leggere tra le righe la vita di Nico è un disastro e il film dell'esordiente nel lungometraggio Jan Ole Gerster si contrappone ai classici coming of age movies americani o anglosassoni in genere.
Se lì il viaggio di formazione volenti o nolenti era sempre completato, più o meno, in Oh boy- Un caffè a Berlino non è neanche all'inizio.
Anzi è un percorso che va dritto dritto all'autodistruzione se Nico non fa qualcosa.
Un qualcosa che forse vedremo in un prossimo film.
O forse non vedremo mai: lui intanto finalmente riesce a sorseggiare il suo caffè.....
( VOTO : 6 + / 10 )
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