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Oh cipressetto, cipressetto mio….

Da Loredana V. @lorysmart

Da qualche giorno sono molto amareggiata, anzi direi proprio arrabbiata.

Abito in questa casa ormai da trentadue anni, e praticamente avevo visto crescere un cipresso, piantato da un condomino, che aveva raggiunto l’altezza di circa una dozzina di metri, pari al quarto piano dell’edificio. Un albero bellissimo, sano, in primavera pieno del canto degli uccellini, passeri per la maggior parte. Mi rallegrava vederlo dalla finestra della camera da letto, anche in inverno con i suoi rami carichi di neve… Oltretutto in estate riusciva ad ombreggiare parte delle pareti esterne calmierando la temperatura nelle stanze.

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Qualche mattina fa, uscendo per recarci in piscina e per espletare altre commissioni, abbiamo notato un furgone della giardineria comunale nel cortiletto interno, ma pensavamo fosse per opere di normale manutenzione. Al ritorno invece la brutta sorpresa: il tronco era già stato abbattuto e segato in innumerevoli pezzi, i rami recisi già accatastati sul furgone, e solo una radice che sporgeva dal terreno restava a ricordare l’esistenza di quel povero albero. Abbiamo contattato l’amministratore, che ha detto che il cipresso era stato abbattuto perché avrebbe potuto costituire un pericolo in quanto le radici non erano abbastanza fisse nel terreno ed in caso di forte vento l’albero avrebbe anche potuto cadere. In parecchi siamo rimasti piuttosto scettici relativamente a questa spiegazione: la stradina nella quale abitiamo è praticamente incassata tra alti edifici, ed il vento non incide più di tanto, per quanto forte possa soffiare. Ma la cosa che più ha fatto incavolare me ed altri condomini è stato il fatto che l’amministratore non ha avvisato nessuno del fatto, e neppure ha voluto dirci chi è stato il promotore della proposta dell’abbattimento dell’albero.

 

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A me dispiace sempre quando una pianta viene abbattuta. Era già successo lo scorso anno quando un anonimo condomino aveva malamente spezzato il mio tronchetto della felicità che abbelliva il pianerottolo assieme ad altre piante (con il consenso dell’amministratore), anche quella una pianta che possedevo dal 1986 ed aveva raggiunto in altezza il soffitto. Ma quello che più mi era dispiaciuto era stata la perdita di una bellissima clivia che, anni addietro, avevo regalato a mia madre, riprendendola dopo la sua scomparsa, e che mi aveva seguita nei vari traslochi negli uffici di Bolzano e Milano e che avevo riportato definitivamente a casa mia nel 2007. Solo che tempo addietro, recandoci spesso a Milano, avevo dato l’incarico di curarla alla signora che qualche volta viene a fare le pulizie in casa: un po’ per la siccità dovuta alle alte temperature, un po’ le annaffiature troppo frequenti che la signora aveva effettuato,  la povera pianta, prima così rigogliosa, si era ridotta ad uno sparuto mazzetto di foglie per di più infestate dalle cocciniglie…

 

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Le piante, ovviamente, le ho sostituite, ma l’albero, davvero maestoso, ormai non c’è più…



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