Hildegarde von Bingen
La storia dell’arte è piena di donne: donne dipinte, scolpite, affrescate… le donne ritratte sono, spesso in netta maggioranza rispetto agli uomini. Eppure, pochissime sono state quelle che, nel corso dei secoli, hanno avuto l’opportunità di fare dell’arte una professione.
Non come soggetti passivi ma come artiste a pieno titolo, protagoniste nell’ambiente del proprio tempo.
Una delle personalità femminili piu’ importanti del Medioevo è quella di Hildegarde von Bingen, nata in una nobile famiglia tedesca poco dopo l’anno Mille. Come spesso accadeva a quell’epoca, Hildegarde a 14 anni scelse la vita monastica di un convento benedettino di clausura, affiliato al monastero maschile di St. Disibod.
Divenuta superiora sotto l’autorità del vescovo di St. Disibod, dopo alcuni anni cominciò ad a scrivere delle numerose visioni profetiche ricevute fin dall’infanzia. La maggior parte di queste visioni sono registrate in alcune opere, delle quali il Liber Scivias è la più famosa.
Si tratta di un’imponente raccolta di scritti e inni che raccontano la concezione di Hildegarde della vita e della Storia, intesa come viaggio dell’uomo guidato da Dio verso il Giorno del Giudizio.
Ildegarda vedeva l’essere umano come una parte di una relazione ecologica, ma afflitto dal “male di vivere” che lo poteva isolare pericolosamente. In questo dunque possiamo vedere la sua attualità, che si perfeziona nella visione della malattia come rottura dell’equilibrio fra corpo e spirito.
Per Ildegarda, l’uomo si ammala quando è diviso, cioè quando è in conflitto con se stesso e con gli altri, quando odia o si arrabbia.
La malattia è caos, disordine mentre la salute è un processo, una struttura ben ordinata, una riunificazione interiore, un mondo in ordine.